Quello che qualcuno non dice: la costruzione dei costi del gasolio – “La pesca italiana e le imprese del settore hanno bisogno di soluzioni efficaci ed urgenti, per fronteggiare una fase di grave difficoltà che si trascina da tempo. Non è questo il momento delle polemiche o delle riunioni carbonare tra pochi intimi durante le quali, tra l’altro, si determinano inutili spaccature nel settore; occorrono idee e proposte da mettere in campo: è necessario salvare il lavoro di tante donne e di tanti uomini”. Questo quanto afferma il presidente nazionale UNCI Agroalimentare, dott. Gennaro Scognamiglio.
Le questioni da affrontare sono molte, e a tutte bisogna dare una immediata risposta. La priorità è trovare un equilibrio tra le istanze ambientali e le prospettive di lavoro del mondo della pesca: quest’ultimo è sempre più attento al tema della sostenibilità ecologica, ma è necessario assicurare anche quella sostenibilità economica e sociale che sembra minacciata dall’assenza di una programmazione a lungo termine e da concezione estremistica delle politiche verdi dell’Unione Europea.
Pur in presenza di una costante domanda di prodotto ittico, le ricadute negative generate dall’aumento dei costi del carburante stanno tarpando le ali agli addetti del settore; a rischio è la tenuta dell’intero segmento della pesca commerciale, che già trova tante difficoltà nel ricambio generazionale.
Tante le famiglie dei pescatori-armatori che sono oggi in seria difficoltà e private di ogni sostegno sociale: un welfare quasi inesistente, aiuti che arrivano solo dalla solita legge di bilancio e mai costruiti in modo concreto.
“Ai tavoli di crisi – aggiunge Scognamiglio – che si aprono presso il Mipaaf, devono essere inclusi anche altri dicasteri, a cominciare dal Ministero dell’Economia e delle Finanze al quale vanno chieste, ad es., spiegazioni sui ritardi dell’erogazione degli aiuti. Questa stagnazione burocratica uccide il sistema Pesca Italia. Un ritrovato coraggio politico dovrebbe promuovere l’opportunità di un costo fisso del gasolio e ristori per aumenti incontrollati attraverso strumenti di “De minimis” nazionale e il reperimento di risorse aggiuntive. Insomma proposte e fatti concreti, non parole a vuoto. Un antico detto napoletano dice “ Chiacchiere e tabacchere ‘e ligno ‘o banco ‘e napule nun se ‘mpegna ” Questo antico detto è fra i più immediati e semplici da comprendere, mostra quanto siano vuote le promesse fatte con leggerezza e senza alcuna base: occorre concretezza.
Per tutte queste ragioni siamo vicini alle difficoltà dei nostri tanti operatori e cooperatori; lo stato di agitazione della categoria è legittimo e non arbitrario: in ballo ci sono il lavoro e la sopravvivenza di un intero comparto. Occorre una svolta immediata nell’atteggiamento dell’esecutivo nazionale nei confronti del settore pesca e confidiamo proprio che sia la volta buona per una seria e duratura programmazione”.
Le proposte di UNCI Agroalimentare, iniziate con il suggerimento di un Decreto Aiuti che contemplava la misura di defiscalizzazione e di credito d’imposta quale vero volano di economia reale nelle tasche dei pescatori, continuano oggi con il suggerimento dell’applicazione della Cassa integrazione Meteo a copertura delle giornate perse dai marittimi (soprattutto per alleggerire economicamente le imprese armatoriali che già sostengonola quota del Fondo Integrazione Speciale).
Il prezzo dei carburanti è uno degli argomenti più dibattuti in queste ore, soprattutto per gli annunciati aumenti.
Come organizzazione ci chiediamo: da chi viene stabilito il prezzo e quali sono le componenti che lo determinano? Quali voci incidono sul costo finale e chi decide ogni singola voce?
Abbiamo notato dalla nostra indagine che il prezzo dei carburanti è dato dalla somma di tre voci:
• il Platts, che altro non è che il valore dei carburanti a livello internazionale;
• il margine lordo dell’industria petrolifera alias il loro profitto di utile;
• la tassazione applicata nel paese, composta dalle accise e dall’IVA.
Questi tre componenti sommate tra di loro danno il prezzo finale della benzina e del diesel.
Per maggior chiarezza ci corre l’obbligo di dire anche che la voce è composta da una serie di sotto-componenti, che per ragioni diverse possono subire variazioni determinate da decisioni amministrative e politiche o da situazioni contingenti (crisi, guerre, cataclismi).
Ora in analisi e facendo quello che in matematica si dice sostituzioni delle incognite con i numeri, vediamo come si determina il prezzo del gasolio.
Ipotizzando che il prezzo alla pompa sia di 1,493 euro al litro, evidenziamo le voci che lo compongono attraverso i calcoli forniti dall’Unione Petrolifera.
Sul prezzo del gasolio gravano delle accise più leggere rispetto alla benzina, e nello schema qui riportiamo la loro ripartizione:
Sopra nel dettaglio e separando le varie voci, da prezzo Platts al margine della rete distributiva, dalle accise all’IVA, questa è la composizione del prezzo del diesel.
Il 27% del prezzo della benzina è determinato dal “platts”, che è il prezzo all’ingrosso sul mercato internazionale, deciso dall’omonima agenzia specializzata con sede a Londra; questa definisce il prezzo dei carburanti a livello internazionale.
Sul prezzo del diesel il “platts” pesa poco di più (il 32%).
Il margine lordo, ossia i ricavi della filiera distributiva petrolifera, incide sul prezzo dei carburanti per una minima parte rispetto alle altre due voci: siamo attorno all’8% per la benzina e il 9% per il diesel.
Quello che qualcuno non dice: la costruzione dei costi del gasolio