I cambiamenti climatici potrebbero avere effetti sul valore nutrizionale dei prodotti ittici, è quanto sostengono gli scienziati del NSW North Coast. Un esperimento condotto presso il South Cross University’s National Marine Science Centre di Coffs Harbour, dove ci sono strutture per simulare il riscaldamento dell’oceano, ha evidenziato che il cambiamento climatico e l’acidificazione dell’oceano hanno il potenziale per abbassare la qualità dei pesci.
La ricerca, condotta dai professori Kirsten Benkendorff e Brendan Kelaher, con i dottorandi Rick Tate, Roslizawati Ab Lah e Roselyn Valles-Regino, è stata pubblicata sul Experimental Marine Biology and Ecology and Marine Drugs
Benkendorff e la sua squadra, per valutare l’impatto sulla specie, hanno esposto gustose lumache marine (whelks) per 35 giorni alle probabili future condizioni oceaniche previste per l’anno 2100.
“Abbiamo trovato un chiaro deterioramento della qualità nutrizionale che potrebbe avere un impatto sia sul valore che sulla sostenibilità delle attività di pesca nel futuro”, ha dichiarato Benkendorff.
“Sono stati riscontrati chiari segni di stress fisiologico che portano alla riduzione delle riserve energetiche per la crescita, la sopravvivenza e la riproduzione”. “La scoperta più significativa è stata la caduta massiccia di proteine. Abbiamo rilevato interazioni significative tra la temperatura e l’acidificazione indotta da pCO2 (pressione parziale di CO2) sulla qualità nutrizionale della carne” ha affermato Benkendorff sottolineando che quest elumache sono molluschi predatori mangiati in tutto il mondo, con grossi mercati in Cina, Corea, India e Sud America.
“Questi risultati evidenziano un doppio inconveniente per la pesca sostenibile. Se la qualità dei pesci sarà minore in futuro, le persone dovranno prelevare maggiori quantitativi di prodotto dagli stock ittici per ottenere gli stessi benefici nutrizionali”, ha aggiunto Benkendorff. “È stato anche dimostrato che il riscaldamento dell’oceano influenza la qualità nutrizionale (acidi grassi polinsaturi) del fitoplancton che sappiamo essere nella parte inferiore della catena alimentare. È quindi probabile che questi effetti vengano trasmessi alla catena alimentare con potenzialità di maggiore efficacia su pesci e molluschi “.