In questo momento particolare di Coronavirus, i pescatori della sacca di Scardovari vanno a vongole una volta a settimana a turno. La produzione serve per le confezioni sotto vuoto.
Mattia Bonandin, presidente del mercato ittico, sostiene che i lavori per la ricostruzione delle cavane stanno procedendo, tempo permettendo. “Ora la nostra preoccupazione è che siamo andati due volte a vongole – dice – Con il mercato ittico stiamo lavorando solo per la grande distribuzione e possiamo lavorare solo con alcuni tipi di pesce come i cefali, i gamberi, le seppie, le cannocchie. I pescherecci hanno fatto il ‘fermo portuale’ in capitaneria dove hanno lasciato le licenze di pesca. Tutti i pescherecci d’Italia hanno fatto questa manovra, per vedere se arriveranno dei finanziamenti relativi alla crisi del settore. Tipo la cassa integrazione. A Scardovari ci sono 14 cooperative e sono state divise in due turni”.
“Vanno a pescare – prosegue la spiegazione – una volta a settimana in base al turno, ma solo per il pesce che poi va destinato alle confezioni sotto vuoto. Tutte le altre ordinazioni sono state annullate”.
Mattia Bonandin parla anche della preoccupazione della campagna delle cozze. “È imminente – dice -. Mancano pochi giorni e poi, se il periodo fosse normale, si dovrebbe iniziare. Invece è tutto fermo e non sappiamo nulla di quello che succede. Insomma viviamo alla giornata. Il periodo è molto incerto”.
Angelo Stoppa, presidente della cooperativa Adriatico, ribadisce che la pesca è ferma e che i pescatori sono usciti pochissime volte per andare a vongole. “In questo momento lavoriamo solo per la grande distribuzione – dice – Ma i nostri maggiori mercati, quelli di Roma e Milano, sono bloccati. Per quanto riguarda la ricostruzione delle capanne è davvero lenta, perché con tutte le restrizioni che ci sono i lavoratori non riescono ad andare avanti”.
Stoppa dice che quest’anno e mezzo la sacca, che ha visto tre uragani e che ora era pronta per la ricostruzione, si trova invece di fronte a un altro ostacolo.
“La ricostruzione delle capanne è ancora ai pali in cemento – precisa – Non è ancora stato messo un chiodo in un legno. Se non si inizia a ricostruire va a rischio tutta la campagna delle cozze. E se tra un mese il Coronavirus se ne va, ma le capanne non sono state fatte, la campagna delle cozze può avere grossi problemi”.