E se il consumo di pesce fresco aiutasse a prevenire o comunque limitare il contagio da Coronavirus? Tra suggestioni ed evidenze scientifiche, il mangiar pesce di questi tempi deve essere scelta da operare. Fresca di giornata, è la pubblicazione di uno studio svolto da due docenti dell’ Università di Torino i quali, analizzando le condizioni cliniche e sanitarie dei contagiati , hanno riscontrato la presenza di patologie croniche che limitano l’aspettativa di vita e che sembrano legate alla carenza di vitamina D. Dunque, ragionando in quest’ottica, limitare, o anche cercare di prevenire, il rischio di contagio da coronavirus, potrebbe significare dover aumentare i livelli di vitamina D che, in parole semplici , è un ormone prodotto dall’organismo umano attraverso l’ esposizione al sole e l’ assunzione di alcuni alimenti tra cui il pesce. Una ragione in più per mangiare alici, aringhe, spigole e sgombri in questo tremendo momento di crisi anche per tantissimi pescatori che non sanno a chi vendere i propri prodotti. I pescatori non sanno a chi vendere; molte famiglie italiane non sono nemmeno in grado di fare la spesa: all’ emergenza sanitaria ed economica si aggiunge quella sociale.
Lavoratori e famiglie in condizioni finanziarie già precarie, dopo la sospensione della maggior parte delle attività lavorative e le limitazioni alla vita sociale, hanno subito il colpo di grazia. Parliamo di coloro che il lavoro l’hanno perso proprio a causa dell’ epidemia; parliamo di coloro che svolgevano lavori stagionali e saltuari; pensiamo a tutti coloro che si muovevano in quel sommerso che a tanti assicurava comunque sostentamento. Così, in maniera più o meno puntuale, è arrivato un nuovo DPCM contenente misure urgenti e straordinarie per fronteggiare l’emergenza alimentare. Si tratta, in sostanza, di potenziare il fondo di solidarietà comunale per l’anno 2020 in modo da assicurare l’approvvigionamento alimentare alle famiglie in particolare difficoltà. Doveroso, in una società civile, pensare alla parte più debole del tessuto sociale. Bisogna aiutare i cittadini che sono impossibilitati persino ad acquistare beni di prima necessità, perchè non farlo allora dando una mano a coloro che questi beni li producono? Agli agricoltori e agli allevatori locali ad esempio; alle piccole imprese spesso a conduzione famigliare che si occupano di trasformazione; ai pescatori a cui, sembra, non si faccia mai riferimento.
“Vorremmo suggerire agli amministratori locali, chiamati in causa con questo nuovo DPCM, a provvedere a fornire aiuti alimentari alle persone indigenti attingendo alla produzione primaria, propria del territorio, dando così una mano alle economie territoriali anch’esse in sofferenza. I sindaci dunque, nell’attuare i dettami del ‘Decreto Solidarietà” guardino alle aziende agricole del posto, trasformino gli aiuti agli indigenti in opportunità di guadagno per le piccole imprese che rischiano di scomparire. Si ricordino questi sindaci anche di un’altra categoria, la pesca che in maniera del tutto ingiustificata, viene spesso dimenticata. Si attinga anche alla pesca, si includano in questi panieri solidali anche i prodotti ittici frutto del lavoro dei piccoli pescatori del posto. È questo un appello che rivolgo prima di tutto ai comuni della fascia costiera, ma anche a quelli dell’entroterra. Si parla di aiuti: aiutiamo allora le famiglie a sopravvivere e i lavoratori a lavorare. In questa rinnovata rete di solidarietà, si incentivino gli acquisti online, si aiutino agricoltori e pescatori a vendere di più anche attraverso gli strumenti creati dal terzo settore; si incoraggino le attività dei GAS da sempre particolarmente attenti alle produzioni locali. Si faccia in modo che la risorsa impiegata per la solidarietà si trasformi in possibilità di guadagno e di sopravvivenza per le economie locali, si crei un circolo virtuoso che dia linfa vitale al territorio. Diamola una mano alle aziende agricole locali che, escluse dalla grande distribuzione, risentono della crisi sanitaria e delle limitazioni dei movimenti imposte ai cittadini. Diamola una mano anche ai pescatori che, come ripeto, sono spesso dimenticati: ricordiamo che è possibile acquistare, direttamente al momento dello sbarco, pesce di elevata qualità a prezzi contenuti. Non solo i privati consumatori, ma anche i sindaci e gli amministratori di vario livello, nel predisporre la rete di aiuti ai cittadini maggiormente in difficoltà, organizzino la catena solidale in modo da fornire aiuto alle piccole imprese e ai singoli operatori che si occupano di produzione primaria , nello specifico agricoltura e pesca. E se, come leggiamo , il consumo di prodotto ittico può aiutare anche a limitare o prevenire il contagio, mangiamo più pesce che poi, in ogni caso, non fa mai male.”
Così Gennaro Scognamiglio presidente nazionale di UNCI Agroalimentare.