Il reddito medio annuo per un pescatore cinese o per un piccolo produttore di acquacoltura è stato quantizzato nel 2017 in 18.450 CNY (2.390 euro). Si tratta di un salario decisamente basso e questo sta determinando l’uscita dai settori pesca e acquacoltura di molti operatori.
La Cina conta un totale di 18,7 milioni di persone attive nella pesca, il numero include la filiera collegata. Cinque milioni le persone coinvolte direttamente nell’acquacoltura. Ma non è chiaro per quanto tempo molti dei piccoli operatori del settore resisteranno.
Diversi sono i fattori che stanno concorrendo nella trasformazione radicale dei settori della pesca e dell’acquacoltura in Cina. I più incisivi tra questi sono una repressione ambientale a livello nazionale e la crescente preoccupazione del mercato interno per la sicurezza alimentare per via dell’uso eccessivo di prodotti chimici e antibiotici nella produzione dell’acquacoltura locale.
Oltre a una repressione sugli stagni di acquacoltura illegali, ad una moratoria sulla pesca artigianale e all’acquisizione di piccoli pescherecci, la Cina ha applicato più attivamente il divieto di pesca con impulsi elettrici.
La lotta contro la pesca elettrica è in cima alla lista delle priorità della campagna annuale “Shining Sword” del 2019 contro la pesca illegale nelle acque domestiche. La campagna, gestita dagli uffici regionali del Ministero dell’Agricoltura, ha anche preso di mira la pesca illegale da parte dei pescatori cinesi nei fiumi al confine con la Corea del Nord e la Russia.
La campagna “Shining Sword” fa parte di un più ampio sforzo ambientale da parte della Cina che sta avendo l’effetto di spingere i piccoli operatori del settore pesca e acquacoltura fuori dai settori.
Dato il crescente costo del rispetto delle leggi ambientali e regolamentari ora applicate in maniera più rigida dal governo cinese, sta diventando sempre più difficile essere un piccolo operatore dell’industria della pesca e dell’acquacoltura in Cina. Secondo i più recenti dati, dal 2012 la Cina ha eliminato 40.000 pescherecci da traino.
Mentre il paese passa a politiche che favoriscono le grandi aziende e i conglomerati sostenuti dallo stato nel tentativo di standardizzare il settore ittico, sempre più piccoli operatori che, nel bene e nel male, hanno reso la Cina il primo produttore al mondo di prodotti ittici, saranno messi da parte.