Stati Generali ieri il focus su agroalimentare.
“Creare un’Agenzia del Mare che metta assieme tutte le competenze che ruotano attorno al mare, così da dare più dignità, maggiore peso politico, e più efficace forza amministrativa alla blue economy. Una economia, quella blu, che vede nella filiera ittica il secondo settore con più di 33mila imprese, pari al 18,2% del totale”.
A chiederlo è l’Alleanza delle Cooperative pesca che ha preso ieri parte al confronto con il Governo nel corso degli Stati Generali.
Un settore quello della pesca professionale che lamenta una flotta troppo datata, con un’età media del naviglio di oltre 31 anni, e l’assenza o quasi di ricambio generazionale.
“Occorrono sostegni finanziari per l’acquisto di nuove imbarcazioni, così da lavorare in maggiore sicurezza, e aprire il settore ai giovani pescatori puntando su apprendistato, formazione continua e riforma dei titoli professionali. Se così non fosse, nei prossimi dieci anni la pesca rischia di chiudere per assenza di nuovi addetti”, sostiene l’Alleanza che punta anche sulle donne per generare nuova imprenditorialità.
E se il lockdown ha messo in evidenza il forte legame, e spesso il limite, tra consumi ittici e ristorazione, è tempo, secondo la cooperazione, di rilanciare i consumi di pesci, molluschi e crostacei, anche a casa, favorendo la penetrazione del prodotto ittico fresco nazionale sul canale Horeca. In questa ottica, per l’Alleanza, un ruolo strategico lo possono avere le Organizzazioni dei produttori non solo per la promozione del prodotto, ma anche per favorire poli di trasformazione delle produzioni di pesca e acquacoltura, fondamentali anche in chiave export.
I porti italiani una nota dolente
Altra nota dolente sono i porti italiani, difficilmente navigabili e spesso inagibili, che mostrano tutta la loro fragilità alle prime mareggiate e che richiedono, quindi, una seria manutenzione per consentire agli operatori di lavorare in sicurezza.
Sul fronte europeo, l’Alleanza chiede una politica comune della pesca più attenta alle peculiarità del Mediterraneo e con scelte basate su basi scientifiche certe e non, come avvenuto finora, sul principio precauzionale.
“Per questo bisogna dare vita ad una un centro di ricerca forte ed autorevole sul piano internazionale”, sostiene l’Alleanza.