UNCI Agroalimentare. Menaica: identità territoriale e culturale – Lo ha messo nero su bianco il commissario europeo per l’ambiente Virginius Sinkevicius, la pesca “menaica” è consentita nelle zone pertinenti, purchè vengano soddisfatte le condizioni di cui all’articolo 9 e all’allegato IX del Reg UE 2019/1241 relativo alla conservazione delle risorse della pesca e alla protezione degli ecosistemi marini attraverso misure tecniche.
La Commissione Europea, con questa risposta, restituisce legittimità a un tipo di pesca assolutamente selettivo e sostenibile. Nella realtà tale attività economica (peculiare e caratteristica ) ha risentito, in maniera del tutto negativa, di un quadro normativo europeo che, nello sforzo di tutelare determinate specie marine, ha disciplinato in maniera uniforme pratiche di pesca difformi e disomogenee soprattutto in relazione all’impatto ambientale (Reg UE 1380/2013). A penalizzare la pesca delle alici con la rete menaica è stato dunque l’inserimento di quest’ultima nella categoria “ferrettara” come GND, piccole derivanti Ferrettara, omologandola a tutte le reti derivanti. Da qui la doppia e ingiustificata penalizzazione: da una parte la necessità di munirsi di apposita autorizzazione ministeriale alla ferrettara; dall’altra l’accusa di praticare un’attività ecologicamente impattante in quanto esposta all’alto rischio di cattura accidentale di specie protette.
Se quest’ultima circostanza è assunta come vera per la Ferrettara ( consentita entro le 3 miglia dalla costa se non piu’ lunga di 2.5 Km e caratterizzata da una maglia inferiore ai 100 mm di apertura ), la menaica non supera i 500 metri, ha maglie di 11 mm nelle quali restano imbroccate solo le alici più grandi e di uguali dimensioni. la sostenibilità della menaica è assicurata anche dalla stagionalità: le alici vengono pescate da aprile a luglio ( quindi limite temporale) quando salgono in superficie per nutrirsi di plancton (i fondali sono esenti da impatto).
La pesca menaica, millenaria tradizione, viene ancora praticata, in via del tutto esclusiva, lungo le coste del Cilento, dove un numero ristretto di pescatori resistono alle innovazioni. Dunque non parliamo di una semplice attività economica, ma di una tradizione dalla forte valenza identitaria e culturale.
“Bene dunque l’impegno delle istituzioni locali che lavorano per tutelare quello che è un vero patrimonio anche attraverso lotte che superano la dimensione regionale e nazionale fino ad arrivare appunto in Europa dove, come risaputo, si decidono le sorti della pesca in generale. La risposta di Sinkevicius rappresenta il traguardo di un tortuoso percorso a cui ha dato inizio Nicola Caputo, assessore alla pesca in Regione Campania.Tutelare la pesca menaica praticata in Cilento significa salvaguardare un sistema di pesca tradizionale e peculiare ma anche offrire alla realtà marinara del luogo la possibilità di amplificare l’opportunità artigianale attraverso iniziative collaterali che danno prova di capacità resiliente e si traducono in nuove e diversificate capacità di reddito”.
Così Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale UNCI Agroalimentare.