Ancora nitido il ricordo delle tristi giornate inesorabilmente vuote dei rumori e delle voci della Pesca sulle banchine semideserte a causa della pandemia, che ci ritroviamo alle prese con nuove problematiche che si aggiungono a quelle vecchie mai risolte.
Si susseguono riunioni a distanza e “Webinar” che poca enfasi portano alle discussioni, mentre cresce la voglia di incontrarsi e discutere con meno sterilità della Nuova Politica della Pesca, scambiarsi idee su come i pescatori italiani possono e debbano affrontare il futuro. Esigenze condivise anche da chi, come la Direzione Generale della pesca, sente sulle proprie spalle la responsabilità del futuro dei tanti operatori e delle tante aziende della pesca. Per i nostri pescatori dello strascico è arrivato l’annuncio ufficiale del Direttore Generale che “il Fermo Temporaneo Obbligatorio continuerà ad essere finanziato dal riletto articolo 18 del FEAMPA 2021- 2027”
Il Fondo Europeo per gli Affari Marittimi, della Pesca e dell’Acquacoltura dunque continuerà a sostenere il versamento degli indennizzi per l’arresto temporaneo obbligatorio delle attività di pesca (30 giorni consecutivi) anche in assenza di piani di gestione, contrariamente quindi a quanto paventato fino ad oggi. Si tratta di un punto fermo importante per i nostri pescatori che, almeno per tali giornate di inattività, e almeno per gli anni immediatamente a seguire, sono certi di poter usufruire di questa opportunità di sostegno al reddito.
Altrettanto importante ci appare l’atteggiamento della DG Pesca italiana disponibile, come sempre accade, ad ascoltare i suggerimenti dei nostri pescatori circa l’opportunità di concertare variazioni ai proposti periodi di arresto temporaneo obbligatorio; variazioni diverse in base ai vari areali marini e ponderate con l’oculatezza di chi conosce mare e mercato.
Particolarmente significativa è la posizione degli operatori del Medio Tirreno che propongono fermi temporali ritoccati per evitare razzie di giovanili che possono compromettere un reale ripopolamento della risorsa, così come anche i “fratelli pescatori” dell’alto e medio Adriatico. Analoghe esigenze, seppur con variazioni sono state espresse per il la GSA 18 e gli areali dello Ionio. Attendiamo il parere anche della ricerca, supporto comunque importante. Altra questione, non all’ordine del giorno di webinar recenti, ma che ci piace portare in evidenza, è la quella, irrisolta, delle concessioni demaniali.
Nello specifico, oltre a registrare l’esponenziale quanto ingiustificato aumento dei canoni, va sottolineato lo squilibrio relativo alle misure unitarie applicate alle concessioni demaniali con una soglia minima che penalizza notevolmente i titolari di micro e piccole concessioni sul demanio marittimo, quali possono essere i pescatori.
Qualche problematica si registra anche relativamente alla disarmonia che esiste tra la durata naturale delle Concessioni e i criteri del FEAMPA che, per l’ammissibilità ad alcune misure, richiedono una persistenza temporale più lunga.
Si impone come necessario dunque un trait d’union tra il Mipaaf e il Ministero dei Trasporti, per una interlocuzione che fornisca una soluzione reale a un ulteriore problematica con cui i nostri addetti devono fare i conti in questa era post covid-19: canoni rivisti al ribasso con una equa proporzione tra spazi demaniali concessi e spese dovute attraverso, ad esempio proprio l’eliminazione della soglia minima prestabilita, e durata delle concessioni almeno pari alle esigenze dei Bandi Europei.
Ci aspettiamo che il neo Ministro delle Politiche Agricole Onorevole Patuanelli, renda possibile la formazione di un tavolo interministeriale a favore del comparto pesca dove si possa discutere ad esempio della creazione di ammortizzatori sociale ad hoc per il settore Pesca Marittima o che si possano trovare soluzioni idonee per altri segmenti specifici del settore, come ad esempio quello dei piccoli pelagici.
Ci aspettiamo di poter lavorare tutti insieme, Istituzioni, Enti Locali, operatori e Associazioni di Categoria per creare un nuovo futuro per la pesca italiana.
Così in una nota l’associazione di categoria UNCI Agroalimentare.