Affinché l’industria europea di trasformazione di prodotti ittici sia in grado di soddisfare la crescente domanda del mercato interno necessita di forniture aggiuntive d’importazione esenti da dazi. In questo modo si potrebbe anche garantire una sostenibilità economica agli stessi stabilimenti di trasformazione.
Questo è quanto evidenziano l‘Associazione europea dei trasformatori e commercianti di pesce (AIPCE) e la Federazione europea delle organizzazioni nazionali degli importatori e gli esportatori di pesce (CEP) nelle more che il Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea approvi il nuovo regolamento che fissa contingenti tariffari autonomi (ATQ) per alcuni prodotti della pesca per gli anni 2021-2023.
“La discussione sugli ATQ non riguarda l’importazione di prodotti di consumo, ma l’accesso a materie prime per l’ulteriore lavorazione nell’UE, l’aggiunta di valore, la generazione di occupazione. Senza strumenti commerciali, più prodotti verrebbero trasformati in paesi terzi e importati come prodotti finiti “, ha affermato Il presidente dell’AIPCE Guus Pastoor.
L’anno scorso, l’industria di trasformazione dell’UE ha acquistato da paesi terzi quasi 9,5 milioni di tonnellate di pesce (peso vivo), con specie come merluzzo e nasello (2,8 milioni di tonnellate), tonno (1,4 milioni di tonnellate) e gamberetti (880.000 tonnellate). La concorrenza per questi prodotti da altri mercati importanti come il Nord America e l’Asia sta aumentando in linea con la crescente domanda globale di prodotti ittici.
Un’espansione del settore dell’acquacoltura europeo può aiutare ad alleviare parte della necessità di una maggiore fornitura, ma non coprirà l’intero divario. “Per i prodotti dell’acquacoltura, – ha sottolineato Pastoor – l’UE rimarrà un importatore netto”