L’Anisakis è causa dell’anisakias. Potrebbe sembrare un gioco di parole ma c’è davvero da preoccuparsi a contrarre la fastidiosa infestione dovuta alla presenza del parassita, l’Anisakis appunto, nel nostro intestino.
L’infestazione si contrae a seguito dell’assunzione di pesce o molluschi cefalopodi crudi, poco cotti o sottoposti a processi di conservazione non in grado di devitalizzarne le larve che, una volta penetrate nella mucosa del tratto gastrointestinale, causano sgradevoli malesseri.
Per scongiurare la spiacevole esperienza, il Centro di Referenza Nazionale per le Anisakiasi, che ha sede presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia “A. Mirri”, ha reso pubblico un documento che traccia anche un profilo storico-geografico dell’infestione causata dal parassita: dalla prima segnalazione dell’infestazione di Anisakis nell’uomo del 1876 in Groenlandia, al primo caso di localizzazione intestinale dovuta all’assunzione di pesce crudo nel 1958 in Giappone, fino ai casi diagnosticati oggi in tutto il mondo che sono oltre 20.000, con un incremento stimato di circa 2.000 l’anno.
Come informa il C.Re.N.A., le specie ittiche e i cefalopodi del Mediterraneo maggiormente parassitati dalle larve del genere Anisakis, sono: pesce sciabola, suro, lanzardo, sgombro, merluzzo, totano, alice, triglia, cefalo e sardina.
La prevenzione, mette in guardia il Centro, è oggi l’unica arma per evitare l’anisakiasi. Una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori nei confronti dei rischi fa sì che si possa procedere con le giuste considerazioni, sia nella fase di acquisto del pesce, che dovrebbe essere eviscerato dopo la pesca per evitare la migrazione delle larve nel muscolo, sia successivamente nelle fasi di conservazione e di preparazione.
Salagione, marinatura, congelamento, cottura e affumicatura possono si scongiurare il rischio anisakiasi ma solo se, come dettagliatamente descritti nell’opuscolo, vengono rispettati esattamente i suggerimenti igienico sanitari.
Il documento messo a disposizione dal C.Re.N.A. ha lo scopo di tutelare la salute del consumatore.