“Una cosa è certa. Il pesce dovrebbe essere pescato con tecniche adatte agli ecosistemi in cui vive con sistemi che non danneggino in modo permanente il fondale e gli stock ed evitino il più possibile le catture accidentali.
Su questi principi la pesca artigianale, quella delle piccole imbarcazioni, è un’importante risorsa. I pescatori artigianali conoscono bene le leggi della natura e non sottostanno all’imperativo economico di massimizzare il profitto. In generale, i sistemi artigianali non provocano squilibri fra le specie e sono rispettosi della biodiversità dei luoghi in cui operano.
La politica della Pesca dovrebbe valorizzare i saperi dei “piccoli” (perdonate il termine) pescatori. Purtroppo, però, non è così. E lo sto constatando anche qui in Portogallo all’Assemblea dell’ICCAT.
La pesca artigianale, infatti, se non aiutata, non riesce più a competere con la pesca industriale e a sopravvivere in un sistema globalizzato. Mi scrivono ogni giorno tantissimi pescatori arrabbiati, preoccupati, disperati.
Cari amici consumatori, tutti noi, abbiamo una grande responsabilità. La maggior parte del pesce che noi consumiamo viene dalla grande pesca industriale o da allevamenti, soprattutto asiatici. Non conosciamo se le condizioni ambientali con cui viene il pesce viene pescato o allevato sono sostenibili. Non sappiamo se le condizioni sociali in cui operano i lavoratori (anche minorenni) rispettano i diritti umani.
Continuo a pensare che soltanto una grande rivoluzione nel nostro modo di consumare il pesce può salvare i nostri pescatori, i loro posti di lavoro e l’ambiente.”
Questo quanto scrive sul suo profilo facebook l’eurodeputata Renata Briano presente allo speciale meeting ICCAT in corso a Vilamoura in Portogallo