Gli antibiotici sono largamente utilizzati in acquacoltura allo scopo di prevenire la diffusione di infezioni tra gli animali. Seppur dosati con moderazione ed entro i limiti ammissibili dalla normativa, i livelli di antibiotici presenti nei pesci possono promuovere resistenza agli antimicrobici (la capacità di un dato batterio di resistere a un antimicrobico al quale era precedentemente sensibile AMR).
L’uso eccessivo di antibiotici può causare la pericolosa evoluzione di ceppi di batteri resistenti. Secondo stime recenti, negli USA ogni anno 23.000 persone muoiono per infezioni dovute a batteri resistenti.
Uno studio pubblicato dal Journal of Hazardous Materials ha analizzato gamberi, salmone, pesce gatto, trota, tilapia e pangasio, provenienti da 11 paesi, evidenziando che ben cinque diversi antibiotici sono stati trovati in quantità sensibile.
Sulla questione l’europarlamentare Renata Briano ha presentato in Commissione europea, insieme ad alcuni colleghi, una dichiarazione scritta sull’abuso o uso scorretto di antibiotici.
“Speriamo di raccogliere le firme necessarie” scrive la Briano sul suo profilo Facebook.
Il problema della resistenza di alcuni patogeni rappresenta una delle emergenze sanitarie del terzo millennio. A causarlo è sopratutto un’errata somministrazione di questi medicinali.
1. Circa il 75 % dell’uso di antibiotici in agricoltura e per gli esseri umani è probabilmente superfluo.
2. Con i residui di origine umana, grandi quantità di antibiotici vengono scaricate nell’ambiente.
3. Gli agenti antimicrobici favoriscono una sempre maggiore resistenza dei microbi veri e propri che provocano un’infezione; i batteri diventano sempre più forti e resistenti agli antibiotici odierni.
4. Su dieci malattie umane scoperte di recente, sette sono di origine animale, causate dall’uso massiccio di antibiotici nell’allevamento di animali.
5. La Commissione è invitata a incentivare lo sviluppo di strumenti per la gestione degli antibiotici, destinati a chi prescrive i farmaci.
6. La Commissione è altresì invitata a presentare misure di normalizzazione volte a migliorare l’igiene, la prevenzione delle malattie, i controlli veterinari e la precisione e l’accessibilità̀ delle diagnosi.