I cetacei comprendono i misticeti (cioè cetacei dotati di fanoni, come le balene) e gli odontoceti (dotati di denti, come i delfini). In Italia si spiaggiano soprattutto tursiopi, che sono quelli che si vedono negli acquari, poiché gli unici che si possono detenere in cattività. Quindi, cosa fare quando si avvista un animale spiaggiato o in difficoltà?
Innanzitutto è necessario chiamare la capitaneria di porto (numero: 1530), che avviserà tutti gli altri enti coinvolti.
Nella chiamata sarà fondamentale dare alcune informazioni:
• se si tratta di un animale vivo o morto;
• se gli animali sono morti, bisogna specificare se lo spiaggiamento è ordinario (uno o massimo due esemplari) o extra-ordinario (più di due animali o esemplari di grandi dimensioni);
• se gli animali sono vivi, se presentano morsi o lesioni sulla cute e cercare di descriverne le condizioni (molto importanti sono la frequenza del respiro e la quantità di sabbia sull’animale, che indica da quanto questo è spiaggiato);
• se si riesce ad identificare, dire la specie o, in alternativa, le dimensioni e la colorazione per permettere all’operatore di individuarla;
• dove si trovano gli animali spiaggiati (in particolare se il luogo è facilmente raggiungibile in macchina oppure no).
Chi avvista l’animale vivo dovrebbe rispettare inoltre alcune indicazioni. Innanzitutto bisogna cercare di lasciare l’animale il più tranquillo possibile, quindi bisognerebbe allontanare la folla attorno, se presente, e cercare di non spaventare il cetaceo.
L’unica occasione in cui è necessario produrre forti rumori per spaventare l’animale è quando un esemplare sano si sta avvicinando all’acqua bassa dove quindi potrebbe rimanere spiaggiato.
In generale è sempre consigliabile non fare nulla e lasciare intervenire il personale specializzato. Tuttavia, è importante ricordare che la cute dei cetacei non sopporta troppo il contatto con il sole, quindi, se gli enti autorizzati non dovessero arrivare in breve tempo, sarà necessario coprire l’animale con teli bagnati (senza chiudere con essi il sifone) e tenerlo all’ombra. In aggiunta si possono scavare delle piccole buche per le pinne dell’animale, che potrebbero lesionarsi.
Per avvicinarsi adeguatamente a un cetaceo bisogna camminare in modo tranquillo di fronte oppure dietro (ma sempre permettendo all’animale di avere un contatto visivo), ma bisogna stare attenti ai possibili morsi e ai movimenti della coda. Inoltre non bisognerebbe mai avvicinarsi al sifone, poiché l’esemplare potrebbe presentare una malattia respiratoria, che potrebbe essere una zoonosi e quindi infettare anche l’operatore.
É fondamentale, in ogni caso, non capovolgere l’animale, che soffocherebbe non riuscendo a respirare dal sifone, né tirarlo per la coda per immergerlo nuovamente in acqua. Bisogna sempre ricordare che se un animale si è spiaggiato è perché probabilmente ha un problema, quindi è inutile cercare di volerlo “salvare” riportandolo in acqua il prima possibile. Inoltre non è detto che il metodo utilizzato per accompagnarlo in mare sia quello adeguato e non crei ulteriori lesioni all’animale già in difficoltà.