In che modo l’azione dell’UE contro la pesca illegale ha modificato i nostri flussi commerciali di prodotti ittici? E cosa ci dicono questi schemi commerciali?
Dieci anni dopo l’adozione del regolamento UE sulla pesca INN, un nuovo report esamina in che modo l’uso del “cartellino” da parte dell’UE ha inciso sul flusso di prodotti ittici all’interno dell’UE.
Poco più di 10 anni fa, si stimava che 500.000 tonnellate di prodotti ittici pescati illegalmente entravano ogni anno nei mercati dell’UE. Un’attività illecita del valore di 1,1 miliardi di euro che non solo ha danneggiato le comunità locali e le imprese, ma ha anche ridotto le nostre risorse marine incontaminate.
L’Unione europea è il più grande operatore commerciale di prodotti ittici e di acquacoltura al mondo in termini di valore e i suoi cittadini consumano in media 25,5 kg di pesce pro capite all’anno. Questo è il motivo per cui l’adozione del regolamento UE contro la pesca illegale non dichiarata e non regolamentata (INN) nel 2008 è stato un passo fondamentale per garantire che tutto il pesce portato al nostro tavolo sia legalmente acquistato e commercializzato.
Il regolamento è probabilmente la legge più ambiziosa a livello mondiale per combattere la pesca INN attraverso una serie di misure commerciali. L’utilizzo del “cartellino” si è dimostrato particolarmente efficace nel guidare le riforme della pesca nei paesi terzi, in termini di miglioramento delle pratiche di gestione della pesca e di controllo della legalità dei prodotti ittici. Secondo questo sistema, i paesi possono essere avvertiti (cartellino giallo) dalla Commissione Europea per non aver intrapreso azioni contro la pesca INN in linea con gli standard internazionali. L’incapacità di affrontare le carenze in modo tempestivo ed efficace comporta il divieto delle esportazioni di prodotti ittici verso l’UE (cartellino rosso), tra le altre sanzioni, fino all’adozione delle misure necessarie. Ciò ha chiaramente un impatto importante sia sul paese esportatore che sullo stato di importazione membro dell’UE.
Da gennaio 2010 – quando il regolamento è entrato in vigore – 25 paesi sono stati segnalati con cartellini gialli e di questi tre sono divenuti cartellini rossi (vedi elenco).
Ma cosa succede realmente ai flussi commerciali di prodotti ittici quando un paese “riceve” il cartellino giallo o rosso?
Un nuovo rapporto, pubblicato all’inizio di questo mese da Environmental Justice Foundation, Oceana, The Pew Charitable Trusts e WWF, traccia una prima dettagliata analisi per dimostrare che dal 2010 si sono verificati cambiamenti nei flussi di importazione dei prodotti ittici, cambiamenti che sembrano direttamente correlati al regolamento INN.
La relazione si concentra sui flussi commerciali “ad alto rischio” verso l’UE, in termini di probabilità che i prodotti vengano catturati in violazione delle norme applicabili in materia di pesca. Contrariamente alle analisi precedenti, il rapporto mostra che le carenze nei controlli delle importazioni degli Stati membri e gli standard non uniformi potrebbero fornire una strada per l’ingresso di prodotti non conformi nel mercato dell’UE. In particolare, la relazione identifica diversi esempi di flussi commerciali ad alto rischio che si spostano tra i paesi dell’UE a seguito dell’avvertimento (cartellino giallo) di alcuni paesi esportatori.