Economia circolare in acquacoltura – La Galizia è una comunità autonoma spagnola che si trova nel nord-ovest della Penisola Iberica. D’accordo con le statistiche ufficiali più recenti, nel 2020 questa regione ha raggiunto le 7.999 tonnellate di prodotti marini coltivati (pesci, molluschi ed alghe) occupando il terzo posto nella classifica dell’acquacoltura spagnola.
Un elemento a favore di questa piccola regione è sicuramente la sua costituzione geografica che è ottima per le produzioni marine. Essa è infatti caratterizzata dalle rías, zone costiere molto simili ai fiordi scandinavi, rientranze larghe e poco profonde che, a differenza dei fiordi, non occupano una valle glaciale bensì la valle di un fiume.
Nonostante l’importanza dell’acquacoltura galiziana, in grado di fornire enormi quantità di proteine animali ed un giro di affari molto rilevante sia in termini economici che occupazionali, il settore genera sottoprodotti che è opportuno valorizzare, e rifiuti che è necessario minimizzare.
L’articolo pubblicato da Fraga-Corral e collaboratori su Trends in Food Science Technology presenta gli approcci più efficienti che sono stati sperimentati in Galizia per aumentare il valore aggiunto delle produzioni e contemporaneamente proteggere l’equilibrio naturale delle rías.
Questo modello di bio-economia circolare ha come obiettivo la sostenibilità dell’acquacoltura ed è fattibile per proteggere la salute umana e gli ecosistemi nei quali quest’attività viene svolta.
Come primo approccio gli autori dello studio propongono azioni dirette sull’ecosistema e presentano il disegno di un sistema di acquacoltura multitrofica integrata (IMTA) che permette la riduzione metabolica delle feci e del mangime in eccesso che proviene dai vivai di pesci.
In questi casi l’itticoltura viene accompagnata dalla presenza di istallazioni per la produzione di invertebrati e macroalghe. Mentre gli invertebrati (molluschi ma anche echinodermi, come le oloturie) filtrano l’acqua o rimuovono il sedimento, eliminando sia i residui in sospensione che quelli accumulati nel fondo, le macroalghe assimilano i nutrienti in eccesso mantenendo le acque pulite ed evitando fenomeni di eutrofizzazione.
Parallelamente, gli autori evidenziano che il problema della minimizzazione dell’impatto ambientale del settore, oltre ad essere affrontato a mare, deve essere anche combattuto a terra.
Da questo punto di vista, i ricercatori galiziani presentano strategie di economia circolare che, d’accordo con i dati che espongono, servirebbero ad aumentare il profitto dell’acquacultura oltre che a ridurne l’impatto ambientale.
Per comprendere il problema è necessario soffermarsi sul fatto che la trasformazione dei prodotti dell’acquacoltura, attività molto sviluppata in Galizia, genera sottoprodotti non destinati al consumo umano diretto.
Per esempio, i prodotti che vengono offerti al consumatore pronti per la cottura o trasformati mediante la preparazione delle conserve, generano ingenti quantità di rifiuti come lische, pelli, viscere e ritagli delle carni.
Il questo caso i sottoprodotti si convertono in risorse, fonti di biomolecole importanti come proteine (collagene, gelatina), polisaccaridi (chitosano), lipidi (omega 3) o vari tipi di pigmenti (come la astaxantina o il beta-carotene).
Essi vengono valorizzati ed usati come fonti di approvvigionamento che possono essere impiegate per produrre ingredienti alimentari (per l’uomo ma anche per fabbricare mangimi destinati agli animali domestici), prodotti cosmetici e principi attivi per il settore farmaceutico.
La doppia strategia proposta da Fraga-Corral e collaboratori (2022), IMTA + valorizzazione dei sottoprodotti, può essere estrapolata ed assunta da altri paesi con un tessuto di aziende ittiche all’avanguardia e con spirito innovativo.
A favore di questo doppio approccio, si schiera anche la legislazione europea che, nell’ultimo decennio, fomenta le inversioni per il recupero dei sottoprodotti, ne incoraggia la corretta gestione e soprattutto promuove le azioni per un uso parsimonioso e rispettoso delle risorse naturali.
Riferimento per l’articolo originale:
Altri riferimenti
Economia circolare in acquacoltura