Europêche, il report di Oceana semplicistico e fazioso – Europêche, definisce ingannevole e inutile il report “Un modo per decarbonizzare il settore della pesca entro il 2050“, reso pubblico da Oceana.
Secondo il settore rappresentato da Europêche, il report adotta un approccio eccessivamente semplicistico e fazioso. Non si basa sulla consulenza di esperti e scienziati, né offre un ritratto corretto della grande sfida della decarbonizzazione della flotta peschereccia europea, in quanto non tiene conto del lavoro, degli sforzi e dei risultati degli ultimi decenni.
Europêche mette in guardia sulle conseguenze per i cittadini europei della progressiva radicalizzazione dei gruppi ambientalisti presenti nell’arena europea. Molti di questi perseguono l’unico obiettivo di decimare o addirittura sradicare la pesca dell’UE, negando falsamente il loro contributo fondamentale alla sicurezza alimentare e incuranti dei loro risultati in termini di sostenibilità.
Europêche accoglie con favore e sostiene lo sforzo per trasformare in realtà la decarbonizzazione del settore. A tal fine, la flotta dell’UE ha investito continuamente in tecnologie per ridurre il consumo di energia, migliorare la progettazione degli attrezzi e l’efficienza delle navi, aggiornare i piani di gestione dei rifiuti, approvvigionare in modo più intelligente materiali e forniture sostenibili per decarbonizzare la nostra industria. Ad esempio, sempre più navi dell’UE installano motori diesel-elettrici, eliche e sistemi di refrigerazione efficienti e partecipano alla pesca dei rifiuti e ai programmi di economia circolare.
Tuttavia, una completa decarbonizzazione è una sfida seria che richiederà tempo, ricerca, finanziamenti, innovazione, digitalizzazione, formazione e infrastrutture portuali per rendere le tecnologie e le fonti energetiche a basse emissioni commercialmente disponibili, convenienti e sicure.
Javier Garat, Presidente di Europêche, ha commentato: “ Il settore ha già ridotto significativamente le proprie emissioni dal 1990. Infatti, e secondo i dati comunicati dall’UE in ottemperanza all’Accordo di Kyoto, il settore ha ridotto di quasi la metà le emissioni di gas serra rispetto a quelli del 1990, anno base per gli accordi sui cambiamenti climatici. La flotta ha inoltre ridotto la potenza dei motori in media del 59% rispetto allo stesso anno. Allo stesso modo, le nuove tecnologie hanno consentito un continuo sviluppo dell’efficienza energetica (rapporto proporzionale del carburante utilizzato per effettuare le proprie catture)”.
“In questo contesto – prosegue Garat – Europêche sottolinea che il 1990 è l’anno di riferimento definito a livello internazionale per misurare gli impegni di riduzione dei GHG degli Stati e non il 2005 come recentemente scelto dalla Commissione Europea nell’adottare la sua strategia globale di decarbonizzazione; per una questione di convenienza vista la realtà degli sforzi passati compiuti da molti settori economici.
Da anni il settore si prepara alla sua decarbonizzazione all’interno delle possibilità normative e tecnologiche disponibili e in un contesto di pandemie e crisi globali. Non aspettiamo che le ONG inizino questo percorso. Al contrario, è triste vedere che molte ONG ambientaliste, invece di proporre soluzioni realistiche di pari passo con il settore, preferiscono investire milioni di euro in campagne per demonizzare attrezzi da pesca come la pesca a strascico e per ‘vendere’ i benefici sbagliati delle Aree Marine Protette”.
Secondo Europêche, la pesca è un’attività globale e la costante erosione della flotta dell’UE farà sì che il pesce diventi un prodotto alimentare di lusso per gruppi di popolazione privilegiati. La fornitura di queste proteine sane per il resto della popolazione sarà lasciata nelle mani di paesi terzi con credenziali di sostenibilità inferiori, come la Cina, che stanno aumentando continuamente la loro capacità e colmando il vuoto lasciato da una flotta dell’UE in calo.
Europêche, il report di Oceana semplicistico e fazioso