La stragrande maggioranza della flotta peschereccia italiana in questi giorni ha depositato le licenze di pesca presso le Capitanerie di appartenenza, segnale univoco che il settore pesca è ufficialmente in forte crisi.
Nonostante non rientri nelle categorie destinate al fermo, il settore è stato obbligato a bloccare le uscite in bordata. Il rischio di vedere il pescato invenduto e quindi buttato e la mancanza della possibilità del rispetto delle norme sanitarie anti contagio ha indotto gli armatori a valutare, poi applicato, il fermo.
Ora si necessitano interventi celeri e concreti al sostegno del settore e di chi ne fa parte, da giorni oramai il salario non viene garantito, non ci sono notizie riguardo le linee guida per accedere alla CIG ed ai fondi stanziati dallo Stato, ma la cosa più preoccupante è che non ci sono date precise sul termine della presentazione della documentazione per accedere alla CIG.
Questa mancanza di countdown sta destabilizzando i pescatori. Si parla di una possibile, quasi certa, nuova manovra da 25 miliardi di euro ma non si sa ancora come il settore pesca può accedere alla quota destinata dalla vecchia manovra e nel frattempo tutte le varie rate a carico del marittimo sono state saldate, compresa l’IVA per gli armatori.
Siamo in grado di mantenere ancora per molto questo status, prima che i marittimi presi dalla fame scendano in piazza?