Il pesce di allevamento in Italia è notoriamente sicuro e sostenibile, tuttavia, alcune emergenze vengono evidenziate in rapporto alla qualità dei prodotti provenienti dalla Grecia. Secondo l’Associazione piscicoltori italiani, in Italia circa il 92% delle orate consumate, in pescheria, al supermercato o al ristorante, sono d’allevamento. Escluse le produzioni italiane, il 70% è di importazione, in particolare da Grecia e Turchia. I minori standard degli allevamenti sono uno dei fattori che permettono al paese ellenico di essere più appetibile in termini di prezzi e concorrenza sui mercati internazionali. Una recente inchiesta intrapresa dal quotidiano a difesa dei consumatori “Il Salvagente” ha evidenziato che “si vedono bene le strutture, una ventina di cerchi di 20-30 metri di diametro, ognuna che nasconde sotto la superficie dell’acqua delle reti che contengono centinaia di migliaia di pesci, in alcuni casi spigole, in altri orate. Siamo a Mytikas, un piccolo villaggio che si affaccia su un golfo nel mar Ionio, nella costa occidentale della Grecia. Il paesaggio e il mare fanno di questo luogo un paradiso in terra, per le acque cristalline, i villaggi con le mura incrostate di sale e montagne rocciose a fare da sfondo“.
La concentrazione di allevamenti ha creato tensioni tra gli abitanti di questa regione, per l’impatto ambientale sugli ecosistemi costieri. Tutti gli allevamenti presenti sulle coste della Grecia, in Etolia come nella vicina regione dell’Epiro, a Nord di Igoumenitsa, sono costantemente situati a pochi metri dalla costa, all’interno di golfi o di aree di mare molto chiuse, ed è proprio questa distanza ravvicinata uno dei principali problemi legati all’impatto ambientale.
Secondo uno studio pubblicato già nel “lontano” 2011 aveva evidenziato che in alcuni allevamenti di spigole e orate in Grecia, un impianto che produce 100 tonnellate di pesce scarica in mare nove tonnellate di nitrati, che finiscono sul fondo o dissolte nelle acque insieme ad altri “scarti” come il fosforo. Questo carico di nutrienti che dalle gabbie si riversa nell’ambiente proviene dai mangimi artificiali utilizzati per nutrire i pesci e dagli effluenti organici prodotti dagli animali. Diversi studi concordano sul fatto che un simile carico di nutrienti vicino alle coste può compromettere l’equilibrio dell’ambiente. Inoltre, i pesci vengono uccisi con metodi di macellazione che violano gli standard internazionali di benessere animale, sono costretti a vivere in spazi ristretti ammucchiati gli uni sugli altri all’interno di reti e il tasso di mortalità è elevatissimo.