Dilaga sempre più l’allarme legato alla presenza della specie alloctona dei pesci scorpione, o pesci leone, nelle acque del Mar Mediterraneo. Tale specie, originaria dell’indo-pacifico e diffusa nel Mar Rosso, potrebbe comportare gravi conseguenze sull’ecosistema e sull’economia del Mare Nostrum, come accaduto già negli Stati Uniti e nei Caraibi. Gli ultimi avvistamenti sono avvenuti in aree marine protette di Kas-Kevova in Turchia e Cape Greco a Cipro, i primi già a partire dal 1991 in Isdraele.
I pesci scorpione danno luogo a una violenta invasione che potrebbe avere ricadute sia sulla flora che sulla fauna marina. Infatti, oltre a essere in cima alla catena alimentare e rappresentare un pericolo per le specie autoctone, l’aggressione dei pesci scorpione comporterebbe anche un proliferare delle alghe dato dalla diminuzione dei pesci che se ne cibano. Questo, secondo il Cyprus Institute, farebbe da apripista all’arrivo di altre specie invasive.
Ma come ha fatto tale specie a diffondersi così massicciamente?
A parere dell’Iucn, l’Unione internazionale per la Conservazione della Natura, le ipotesi più probabili fanno capo all’azione di appassionati che avendo acquistato i pesci scorpione li abbiano successivamente rilasciati nel loro habitat naturale, al probabile transito di questi pesci attraverso il Canale di Suez che collega il Mar Mediterraneo al Mar Rosso. Inoltre, anche le acque di zavorra delle imbarcazioni sono un potenziale veicolo di spostamento della vorace specie.
Doveroso rilevare che nei Carabi l’azione invasiva del pesce scorpione ha provocato notevoli danni economici alla popolazione di pescatori, perché causa della riduzione del numero di cernie e di altri pesci importanti dal punto di vista commerciale. Anche la pesca sportiva e subacquea ha risentito della presenza di questi indesiderati ospiti, perché intimorita dalle caratteristiche velenose del pesce scorpione.
L’unica soluzione per arginare il problema risiederebbe nell’iniziare a considerare i pesci scorpione commercialmente interessanti. In realtà le loro carni, private delle spine velenose, hanno un ottimo gusto, ragion per cui in paesi come Cuba, Colombia e Bahamas è stato invogliato il loro consumo.