Nel corso dell’anno 2021, la recente pubblicazione del rapporto Fao ha richiamato all’attenzione le priorità e le problematiche relative alla pesca nel Mediterraneo. Il rapporto della Fao sullo Stato della pesca nel Mediterraneo e nel Mar Nero (SoMFi 2020) pubblicato ogni due anni dal General Fisheries Commission for the Mediterranean fornisce una panoramica completa sulle principali questioni relative alla pesca nel Mediterraneo e nel Mar Nero, uno strumento chiave per supportare il processo decisionale strategico e per affrontare sfide presenti e future.
Il GFCM è un Consiglio generale per la pesca nel Mediterraneo, che opera nell’ambito della FAO e la cui competenza si estende a tutte le acque marittime del Mediterraneo e del Mar Nero. Il suo obiettivo principale è garantire la conservazione e un uso sostenibile delle risorse marine viventi, nonché uno sviluppo sostenibile dell’acquacoltura. I Membri del GFCM comprendono 23 parti contraenti (Albania, Algeria, Bulgaria, Cipro, Croazia, Egitto, Francia, Grecia, Israele, Italia, Libano, Libia, Malta, Marocco, Monaco, Montenegro, Romania, Slovenia, Spagna, Siria, Tunisia, Turchia, Unione europea) e cinque parti cooperanti non contraenti (Bosnia-Erzegovina, Georgia, Giordania, Moldova, Ucraina).
Il rapporto comprende dati sullo stato delle risorse alieutiche e delle specie vulnerabili, le misure adottate per preservare la composizione della flotta, il contributo del settore alla Blue Economy, il ruolo della pesca artigianale e le misure adottate per preservare le risorse. Dopo decenni di sfruttamento delle risorse ittiche del Mar Mediterraneo e del Mar Nero, arriva un positivo cambio di rotta con una diminuzione della percentuale di depauperamento degli stock ittici in queste distese marine. Il rapporto della Fao evidenzia che il numero dei pescherecci è rimasto in gran parte statico negli ultimi due anni, con Turchia, Tunisia, Grecia e Italia che ospitano circa il 60% delle navi.
Le navi da pesca artigianale sono le più rilevanti a tutti i livelli, in particolare nel Mar Nero e nel Mediterraneo centrale ed orientale mentre i pescherecci a strascico svolgono un ruolo importante nell’Adriatico e nel Mediterraneo centrale e occidentale. Inoltre, dai dati risulta chiaro che la pesca artigianale ha una forza lavoro relativamente più anziana: il 60% dei pescatori ha più di 40 anni e solo l’11% ha meno di 25 anni.
Tuttavia impiega ancora un numero totale di giovani superiore a qualsiasi altro segmento. Sarà quindi necessario un sostegno proattivo per garantire che in futuro rimanga disponibile una forza lavoro qualificata. I pescatori artigianali generano meno del 30 per cento dei redditi complessivi derivanti dalla pesca, conducono un’esistenza segnata dall’incertezza e sono più vulnerabili ai problemi o alle crisi impreviste come la pandemia. A livello globale, le specie più pescate nel mondo sono l’acciuga del Pacifico (Engraulis ringens) di cui si pescano 7 milioni di tonnellate, il merluzzo dell’Alaska (Theragra chalcogramma) che arriva a 3,4 milioni di tonnellate e, al terzo posto, il tonnetto striato (Katsuwonus pelamis) con 3,2 milioni di tonnellate.