La pesca eccessiva ha rapidamente portato all’esaurimento delle popolazioni di pesci comunemente utilizzate per il sushi, ed è solo una questione di tempo, avvertono gli esperti, prima che alcune specie si estingueranno definitivamente.
Gli stock di tonno rosso del Pacifico sono in calo del 95 per cento, e questa situazione sta spingendo le varie organizzazioni di conservazione a chiedere limitazioni alla pesca commerciale. Negli Stati Uniti, i limiti federali di cattura per i dentici hanno permesso la parziale ripresa degli stock, ma non è previsto il totale recupero fino a 2032. La National Oceanic and Atmospheric Administration, già nel 2004 aveva segnalato l’halibut atlantico come una “specie a rischio”.
Nonostante le limitazioni di fornitura e di pesca, la domanda di sushi è più alta che mai. Secondo i dati forniti dalla società di analisi IBISWorld, tra il 2011 e il 2016, l’industria del sushi è cresciuta di circa il 3 per cento.
Questa tendenza ha portando alcuni ristoranti di sushi a sostituire, all’insaputa dei clienti, alcuni pesci presnti nei menù con specie di bassa qualità.
Nel 2013 Oceana aveva segnalato che circa il 74 per cento del sushi servito nei ristoranti negli Stati Uniti è mislabeled, contraffatto. E, come riferisce TimeOut, a Los Angeles, quasi la metà del pesce venduto è diverso da ciò che è segnalato sul menu.
Il professor Paul Barber (UCLA), ha scritto nella rivista Conservation Biology che “è difficile sapere dove, nella catena di approvvigionamento, inizia la contraffazione”, ma è certo che “in alcuni casi si tratta di un atto molto intenzionale”