Ormai è universalmente riconosciuto che mangiare pesce almeno in due porzioni a settimana giova parecchio alla salute. Se all’estero i dati sono confortanti, in Italia i consumi di pesce restano ancora molto lontani rispetto agli auspicabili. La professoressa Licia Iacoviello, del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’Istituto Neurologico Mediterraneo IRCCS Neuromed, durante il convegno Nutrimi ha ricordato i benefici che, a pari livello, provengono dal consumo di pesce sia fresco e in scatola. A dispetto di ciò che si può pensare, infatti, le conserve ittiche mantengono indistinte le qualità del pesce e i suoi elementi nutritivi, ovvero proteine nobili, Omega-3, ferro, fosforo e selenio. L’assunzione regolare di pesce riduce i problemi cardiovascolari e abbassa il rischio di mortalità totale. E se si avesse ancora qualche riserva nei confronti delle conserve, legata magari alla presenza di conservanti, la professoressa Iacoviello le smentisce rammentando che la conservazione, in questi prodotti, è garantita dall’ermeticità della confezione tramite un trattamento termico e alla presenza dell’olio. I più scettici a questo punto potrebbero fare riferimento alle quantità di sale presenti nei prodotti in scatola rapportato all’assunzione settimanale di pesce. Pochi sanno, però, che una scatoletta di tonno è composta da una dose di sale identica a quella di 50 g di pane, alimento principe delle tavole italiane. In fin dei conti, le scuse da addurre sembrano davvero poche e soprattutto, se volessimo guardare la situazione anche da una prospettiva economica e di crisi, consumare conserve ittiche fa bene al portafoglio e a quanto sembra anche all’organismo umano.
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