Il 9 e 10 febbraio, a Catania, si terrà la Conferenza dell’Unione europea sullo stato degli stock ittici del Mar Mediterraneo, che a parere degli esperti, subiscono un sovrasfruttamento che li comprometterà con conseguente effetto cascata sulla filiera ittica.
Dati Ue alla mano, risulta che il 96% degli stock ittici subisce una pressione di pesca tre volte superiore rispetto a quanto possano sopportare. Si far riferimento al “Rendimento Massimo Sostenibile”, ovvero la quantità di pesci catturabili anno per anno, che sia tale da non intaccare il loro ripopolamento futuro.
Si pensi che solo in Italia le catture totali sono state 2,6 volte superiori rispetto a quanto dichiarato alla Fao.
Questo argomento sarà perno di discussione nei prossimi giorni a Catania. La riforma della Politica Comune della Pesca, adottata nel 2013, prevede infatti che gli stock ittici debbano essere riportati a livelli sostenibili entro il 2020. Ma la strada intrapresa non fa prospettare risultati soddisfacenti. Una soluzione proposta dal Parlamento Europeo è la diminuzione della pesca nel Mediterraneo del 50-60%. Contestualmente MedReAct, organizzazione che promuove azioni di recupero della biodiversità marina del Mediterraneo, dichiara che è necessario un tempestivo intervento per fronteggiare la pesca illegale, adottare piani di recupero per gli stock più a rischio e chiudere le aree di nursery lasciando così al mare il tempo di ripopolarsi.
Il sovrasfruttamento degli stock ittici è davvero un problema, a parere del vice presidente di Federpesca, Luigi Giannini, che recrimina miopi azioni politiche da parte di Bruxelles. “Ha costretto i Paesi membri a ridurre la capacità di pesca, facendo perdere solo all’Italia circa 10 mila lavoratori negli ultimi 15 anni, nel frattempo però Stati come la Croazia o la Tunisia hanno aumentato la loro flotta e il risultato è sotto gli occhi di tutti: il Mediterraneo è sempre più povero”, ha affermato Giannini.
Il Commissario europeo alla pesca Karmenu Vella, durante lo scorso mese di dicembre diceva che erano in corso di valutazioni le possibili misure di emergenza per gli stock ittici del Mediterraneo. Intanto, a causa del sovrasfruttamento delle risorse, paradossalmente l’Europa si affida sempre di più agli import stranieri. A dirlo sono le stime della britannica New Economics Foundation. Rispetto al 1995, la produzione europea, incluso il comparto dell’acquacoltura, l’anno scorso si è ridotta di un terzo. Quella italiana, poi, si è quasi dimezzata. A fronte di questi dati allarmanti, come si diceva, è aumentata sempre più la dipendenza dagli stranieri.