Oceana ha chiesto ai ministri della pesca dell’Unione Europea di supportare una nuova regolamentazione che spinga i pescherecci degli Stati membri che operano oltre le acque comunitarie a rispettare i controlli e gli standard in vigore in Europa. Tutto ciò in occasione del Consiglio che si svolgerà questo mese a Lussemburgo. L’organizzazione internazionale per la tutela degli oceani ha rilevato che a seguito dell’aggiornamento del sito WhoFishesFar.org, è emerso che dal 2008 sono 22.085 le imbarcazioni comunitarie ad svolgere le loro attività di pesca in acque extra-europee. Tra questo 10.168 sono italiane. Sono assenti, però, i dati ufficiali che riguardano le barche che pescano in Africa in virtù di accordi privati. Secondo i vertici di Oceana, proprio queste ultime imbarcazioni operano in assoluta mancanza di normative e non dovrebbero godere degli stessi diritti e lo stesso accesso al mercato degli operatori che aderiscono agli standard ambientali e di lavoro U.E. Se l’argomento non verrà trattato si rischia di non realizzare un obiettivo comunitario importante, ovvero la trasparenza e la sostenibilità nelle attività di pesca.