Come sempre le Associazioni di categoria, e in particolare UNCI Agroalimentare, vivono “radio banchina rumors”. Siamo attenti a quanto sia difficile oggi, per i nostri pescatori, vivere l’era post Covid 19: adempimenti sempre più gravosi, manovre che solo i manovratori conoscono, i fantasmi generati dalla famigerata “Economia blu“! Eccoli dunque in balia delle onde senza sapere che pesci prendere e quali allevare.
Questa, la fotografia del Sistema Pesca Commerciale Italia.
Lo stato in cui versa il settore ittico italiano è critico: si fa un gran parlare di FEAMPA, PNRR, filiere azzurre, sostegni e incentivi, ma tutto svanisce come neve al sole. L’Europa è sempre più disattenta alle reali esigenze del comparto e le speranze di costruire un futuro nuovo con il tanto auspicato ricambio generazionale, risultano vere e proprie utopie.
Tra gli addetti assistiamo alla diffusione di un generalizzato decadentismo che assomiglia molto a quel “decadent” che Verlaine utilizzava per definire il suo stato d’animo rispetto alla società contemporanea. È questo il sentimento nutrito dai pescatori rispetto al mondo che li circonda; una sorta di decadenza sociale che si tramuta in una crisi dei valori che caratterizza “l’arte del pescare” e le realtà economiche costiere: “pescatore ricordati che devi dismettere”!
Nella faticosa fase di ripresa post Covid, tra ristori inadeguati e incentivi inesistenti, il comparto della pesca e dell’acquacoltura è costretto a fare i conti con le beffe: tra applicazione ddll’ Art. 12 della Direttiva 2006/123/CE (CD Direttiva Bolkenstein) e le richieste di riscossione del canone minimo ricognitorio per l’anno 2021con l’aumento della polizza/deposito cauzionale a 5000 mila euro dovuta per le concessioni marittime demaniali, il settore ittico è allo sbando.
Eccola la beffa per i nostri pescatori! Il cosiddetto Decreto Agosto, (convertito dalla legge 13ottobre 2020) che, lo sottolineamo, conteneva misure per il sostegno e il rilancio dell’economia, disponeva una nuova determinazione dei canoni dovuti per le “pertinenze destinate ad attività commerciali, terziari-direzionali e di produzione di beni e servizi”. In sostanza il provvedimento prevedeva, per il 2021, che l’importo minimo annuo dovuto per i canoni relativi all’utilizzo di aree e pertinenze demaniali con qualunque finalità, non poteva essere inferiore a 2500 euro. Il risultato è stato che, con l’entrata in vigore della Legge di Bilancio, si sono registrati aumenti che oscillano tra il 600% e 700%, con il Ministero dei Trasporti che ha dovuto aggiornare le misure unitarie che costituiscono la base di calcolo per la determinazione dei canoni da applicare alle concessioni demaniali marittime rilasciate prima del 1 gennaio 2021 e per quelle rilasciate o rinnovate a decorrere dalla stessa data. La misura minima di 2.500 euro viene applicata alle concessioni per le quali la misura annua di canone risulti inferiore a tale limite minimo.
Insomma il Decreto tutto volto a incentivare la ripresa, dopo i mesi tremendi del collasso economico dovuto alla crisi epidemiologica, per i nostri pescatori si trasforma in una vera e propria mannaia. Un esempio su tutti: una cooperativa riconosciuta ai sensi della legge 250/58, formata da dieci soci e 10 piccoli depositi /attrezzi, versa all’Ente preposto 25.000,00 di canone!
Lo sproporzionato aumento dei canoni demaniali è spesa inaffrontabile dunque per le micro e piccole imprese della pesca e dell’acquacoltura. Come ripetiamo ormai da mesi, è eccessivo lo squilibrio relativo alle misure unitarie applicate alle concessioni demaniali con una soglia minima troppo penalizzante soprattutto per le piccole concessioni sul demanio marittimo. Per il nostro comparto, la questione dei canoni incide anche su quella relativa ai criteri che regolando i Fondi europei destinati alla pesca: la disarmonia che si registra tra la durata naturale delle Concessioni e i criteri di ammissibilità ad alcune misure del Feampa, pregiudica l’adesione degli interessati ad alcuni bandi. Insomma, si discute da mesi delle problematiche connesse alle concessioni demaniali marittime, ma una soluzione che non danneggi i nostri pescatori e assicuri una reale ripresa tra FEAMPA e PNRR, sembra ancora lontana.
Come Associazione stiamo cercando di mantenere viva la questione, coinvolgendo le Istituzioni attraverso accorati appelli e il Ministero dei Trasporti e il Sottosegretario del Ministero delle Politiche Agricole con delega alla pesca. Confidiamo in una urgente interlocuzione che coinvolga tutti gli interessati, comprese le Associazioni di Categoria, per rivedere quanto prima i criteri di determinazione dei canoni soprattutto per le concessioni destinate all’attività della pesca e dell’Acquacoltura. La pesca è in perenne stato di agitazione!
UNCI Agroalimentare, Presidente Gennaro Scognamiglio