Scognamiglio: “Il caro gasolio affonda la pesca italiana” – È di questi giorni la conferma di aiuti da parte del Governo italiano in favore del settore della pesca, messo in ginocchio dal vertiginoso aumento del costo del carburante.
Il Decreto Aiuti 2022 prevede il rifinanziamento del “Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle imprese agricole,della pesca e dell’acquacoltura” e una ulteriore dotazione per l’accesso alle garanzie Ismea sui mutui: entrambe le misure sono destinate alle PMI del settore primario che versano in oggettive difficoltà anche a causa dell’aumento dei costi del carburante.
Gli aumenti del prezzo del gasolio era stato, fino ad ora, un fenomeno progressivo che le imprese riuscivano a tenere sotto controllo insieme agli altri costi di gestione. Negli ultimi mesi però questi aumenti hanno raggiunto proporzioni tali che oggi, all’indomani della invasione ucraina da parte della Russia, un intero segmento è a rischio sopravvivenza: si parla di rincari addirittura triplicati.
In queste condizioni le imprese ittiche italiane non riescono a sostenersi: a rischio la sopravvivenza di circa 12 mila pescherecci e il lavoro di quasi 30 mila addetti.
“La pesca italiana – commenta Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale UNCI Agroalimentare – è allo stremo: frase trita e ritrita che però non deve spingere a una rassegnata accettazione di una realtà il cui corso può essere ancora cambiato. Il Governo nazionale dimostra la propria vicinanza a un comparto che ha bisogno di sostegno e supporto: alle endogene problematiche strutturali si sono aggiunte le difficoltà economiche generate dalla crisi pandemica e poi un caro carburante diventato esponenziale con la guerra russo-ucraina”.
“I contributi Covid – prosegue Scognamiglio – sono arrivati con lentezza; speriamo in una più celere attuazione delle misure legate al rifinanziamento del “Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle imprese agricole,della pesca e dell’acquacoltura” e delle garanzie Ismea; una proroga della misura del credito di imposta servirebbe a dare un po’ di respiro al settore”.
“La pesca italiana – conclude il presidente nazionale di UNCI Agroalimentare – vive una situazione paradossale con un consumo ittico pro capite che cresce e una produzione nazionale che diminuisce: segno di una dinamica a tutto vantaggio di un import che non sempre è sinonimo di garanzia di sicurezza e qualità.
Se per la pesca la parola d’ordine è diventata transizione ecologica e sostenibilità, ci chiediamo dove è finita la sostenibilità economica dei nostri pescatori; ci chiediamo se sarà possibile una transizione che possa generare lo svecchiamento del comparto e una sostenibilità economica che possa garantire lavoro a quei giovani che vogliono portare avanti un mestiere ereditato dal passato ma che è in grado di volgersi all’innovazione”.
Scognamiglio: “Il caro gasolio affonda la pesca italiana”