Uno studio comparativo pubblicato sul Marine Pollution Bulletin ha dimostrato che l’acquacoltura di alghe commerciali produce pochi effetti negativi sull’ambiente e può migliorare significativamente l’indice di qualità bentonica (BQI) dell’area.
Lo studio, condotto da oltre due anni sulla costa occidentale della Svezia, esplora gli effetti ambientali di un’azienda agricola di alghe da zucchero (Saccharina latissima), monitorando indicatori come fauna bentonica, macrofauna mobile, flusso di ossigeno bentonico, concentrazioni di nutrienti disciolti e abbondanza di specie. I ricercatori hanno confrontato questi indicatori di siti agricoli con quattro posizioni non coltivate nella stessa area, garantendo che tali siti presentassero profili ambientali simili a quelli dell’azienda agricola.
Dopo aver monitorato lo stato del sito dell’azienda agricola dalla semina alla raccolta, la loro analisi indica che l’acquacoltura del fuco (alga bruna marina) contribuisce all’abbondanza delle specie e può migliorare il BQI del sito rispetto ai siti di controllo non coltivati. I ricercatori osservano che le attività agricole non hanno avuto un impatto significativo sugli indicatori ambientali come l’aggiornamento dell’ossigeno nei sedimenti, la concentrazione di nutrienti disciolti o la macrofauna mobile dell’oceano, il che significa che gli effetti negativi della coltivazione commerciale sono limitati.
Sebbene la coltivazione globale di alghe sia dominata dalla Cina e dall’Indonesia (che rappresentano rispettivamente il 47,9% e il 38,7% del mercato), si prevede che un numero maggiore di paesi entrerà nel business con l’aumento della domanda globale di alghe.