Jens Christian Holst, uno scienziato dell’Institute of Marine Research (Bergen, Norvegia), afferma che ci sono almeno 57 miliardi di sgombri nel Nord Atlantico, oltre sei volte i nove miliardi stimati dal Consiglio internazionale per l’esplorazione del mare (ICES- CIEM).
Il dott. Holst crede che i “super banchi” di sgombri mangino del giovane salmone mentre migrano dai fiumi scozzesi verso i loro campi di alimentazione vicino a Canada, Groenlandia e Norvegia. Secondo la teoria, gli sgombri hanno anche distrutto zooplancton e piccoli pesci nei mari norvegesi e del nord, influenzando la sopravvivenza degli uccelli marini nella catena alimentare come il gabbiano tridattilo e il pulcinella di mare, specie considerate vulnerabili.
La teoria di Holst contesta l’accuratezza delle stime sui pesci da parte dell’ICES, il cui parere viene preso in considerazione al momento di fissare i livelli di cattura dell’UE per gli sgombri. Un’indagine condotta dall’ICES l’anno scorso ha suggerito che gli stock di sgombri nell’Atlantico settentrionale avevano raggiunto un record di 10,3 milioni di tonnellate, ma Holst sostiene che nella stima non sono state incluse vaste zone del Mare del Nord, fiordi norvegesi e acque britanniche.
Il suo lavoro suggerisce anche che uno studio da 700.000 sterline del governo scozzese per identificare il motivo per cui gli stock di salmone stanno crollando, compresa l’indagine sugli effetti dell’acquacoltura, dei progetti idroelettrici e del bracconaggio illegale, può essere fuorviato.
La teoria di Holst sta guadagnando supporto tra i più eminenti attivisti come Tony Andrews, l’ex capo dell’Atlantic Salmon Trust di Edimburgo.
Holst e Andrews vogliono che la ricerca venga condotta con urgenza. Se la teoria risultasse corretta, potrebbe essere necessario un allentamento delle quote UE che consentirebbe ai pescatori di ridurre gli stock di sgombri nell’Atlantico settentrionale.
Holst afferma che esistono “prove evidenti che lo stock di sgombro nell’Atlantico nord-orientale è cresciuto in modo sproporzionato a causa di una grossolana sottovalutazione, con conseguenti quote di pesca eccessivamente caute e sottovalutazione delle conseguenze”. Holst cita prove che gli sgombri sono stati recentemente osservati sulla punta meridionale e sulla costa orientale della Groenlandia, e per la prima volta attorno all’Islanda, all’isola Jan Mayen e alle Svalbard.
Holst ha dichiarato che la sua teoria “è stata difficile da vendere” perché mette in discussione l’opinione ampiamente diffusa secondo cui i pidocchi del mare e i le fughe di pesci sono le maggiori minacce per il salmone selvatico.
In una prefazione al documento di Holst, l’onorevole Andrews scrive: “Il crollo del numero di salmoni (a circa il 5%) che ritornano nei loro fiumi nativi indica una massiccia mortalità in mare. La coincidenza dell’esplosione dei tempi, della densità e della gamma dei numeri di sgombro con il netto calo del salmone di ritorno fornisce una spiegazione possibile e fattibile. Merita di essere indagato. “
Il governo ha dichiarato: “Il declino relativo al numero di salmoni selvatici è dovuto a fattori complessi, tra cui le pressioni sull’ambiente marino. Abbiamo recentemente annunciato un pacchetto di investimenti per aiutare a quantificare e mitigare le potenziali pressioni sugli stock e continueremo a sostenere il settore “.