Tonno in scatola: calano produzione e consumi – L’industria delle conserve ittiche sta affrontando una difficile situazione, con una produzione in calo e costi nettamente più alti lungo tutta la filiera. Nonostante i consumi siano in linea con il periodo pre-Covid, si registra una diminuzione nella produzione di tonno in scatola, che rappresenta circa l’85% del fatturato del settore. Secondo Ancit, nel 2022 il giro d’affari legato al tonno è aumentato di quasi il 12%, raggiungendo 1,55 miliardi di euro, mentre l’intero settore delle conserve ittiche ammonta a 1,87 miliardi di euro, includendo, in ordine di fatturato, acciughe, sgombri, salmone e sardine.
La produzione di tonno è diminuita del 7,7% nel 2022, con un volume totale disponibile sul mercato italiano di 150.660 tonnellate, corrispondenti a un consumo pro capite di circa 2,55 kg. Tuttavia, i consumi nel canale retail hanno mantenuto sostanzialmente la loro quota. È importante considerare che durante la pandemia si è registrato un aumento degli acquisti dovuto all’“effetto scorte”, mentre il mercato dei consumi fuori casa (ad eccezione delle mense) ha avuto un impatto limitato sulle conserve ittiche.
Il presidente di Ancit, Simone Legnani, sottolinea che i costi di produzione del tonno all’olio d’oliva, che rappresenta il 90% del totale, sono aumentati mediamente del 20-30%. Solo la metà di questi costi è stata assorbita dalla grande distribuzione organizzata (GDO), mentre il resto è stato sostenuto dalle aziende. L’aumento dei prezzi delle materie prime, in particolare dell’olio d’oliva, lascia presagire una complicazione ulteriore della situazione. Inoltre, la lunghezza della filiera contribuisce all’aumento dei costi maturati negli anni precedenti.
Le quotazioni del tonno pescato nell’Oceano Pacifico sono aumentate fino al 30% a causa dei maggiori costi sostenuti dalle navi da pesca, come il carburante necessario per il funzionamento delle celle frigorifere, e dell’effetto del riscaldamento delle acque, che spinge i tonni in profondità rendendone la cattura più difficile. Questo si intreccia con le misure di fermo pesca adottate per preservare la sopravvivenza della specie e che difficilmente potranno essere revocate nel breve periodo, come invece sta accadendo parzialmente per i costi energetici. Va inoltre considerato che gli aumenti dei costi hanno influito indirettamente sui risultati del 2022, ad esempio la lattina per le confezioni da 80 grammi ha rappresentato il 30% dei costi di produzione.
L’effetto del cambio tra euro e dollaro ha avuto un impatto significativo sui prezzi di acquisto del tonno, con un apprezzamento del dollaro che ha causato un aumento del 10% dei prezzi. Inoltre, l’aumento del prezzo dell’olio d’oliva, triplicato in due anni e aumentato del 50% negli ultimi due mesi, ha avuto un impatto considerevole. Questo contesto ha favorito le importazioni, che hanno superato le 100.000 tonnellate (+7,8%), mentre le esportazioni sono diminuite del 4,5%, raggiungendo le 31.824 tonnellate.
Ancit teme che questa situazione critica possa persistere e peggiorare anche nella seconda metà dell’anno, mettendo a rischio anche l’occupazione dei circa 1.500 dipendenti del settore. Un aiuto potrebbe provenire dal superamento delle penalizzazioni ingiuste che le industrie conserviere ittiche subiscono in termini di aiuti di stato de minimis, assimilando questo settore a quello della pesca. Ciò consentirebbe di beneficiare dei massimali previsti per le altre imprese, inclusi i quadri temporanei di aiuti concessi in risposta all’aggressione russa all’Ucraina.
Tonno in scatola: calano produzione e consumi