Tonno rosso: incremento della quota nazionale – La Pesca italiana rivendica sempre più fortemente il ruolo delle “Tonnare”, antiche fonti di sostentamento dei numerosi borghi marinari della Liguria, della Sicilia e della Campania: zone in cui ancora oggi è presente un’importante eredità di beni archeologici, architettonici, tradizionali e gastronomici legati a questa storica attività.
Parlare di pesca di tonno rosso in Italia, significa parlare di oltre cinquanta anni di storia forgiata dall’immensa esperienza dei nostri pescatori operanti soprattutto in Sicilia e in Campania: basti pensare che la “tonnara fissa” è nata alla fine dell’Ottocento in territorio campano, quando Re Renato d’Angiò installò, fra Castel dell’Ovo e San Giovanni a Teduccio, la sua prima tonnara rubando l’idea e la tecnica ai pescatori di Pisciotta. Negli anni ‘70 in Campania fu inventata la tecnica della pesca al tonno rosso mediante l’utilizzo delle reti a circuizione.
Oggi la filiera ittica legata al tonno rosso si confronta con il mercato globale ma lascia indietro il mercato italiano, più che mai certo di poter fare della filiera “Tonno rosso” la vera risorsa per i nostri pescatori. UNCI Agroalimentare sottolinea l’importanza della filiera Made in Italy del tonno rosso, la varietà più diffusa nel Mediterraneo e nell’Atlantico ed anche la più apprezzata dal punto di vista qualitativo, caratteristica che rende questa specie particolarmente ricercata; un’equa assegnazione delle quote e l’apertura alle piccole realtà artigianali di pesca, potrebbero essere di fondamentale importanza per lo sviluppo di una filiera tutta italiana che restituisca dignità e lavoro ai nostri pescatori, oltre ad avere importanti ricadute sullo sviluppo industriale dell’allevamento e della trasformazione, nel commercio e nella distribuzione, offrendo ai consumatori un prodotto nazionale di qualità controllata e garantita.
Le maggiori imprese armatrici per la cattura selvatica del Tonno Rosso sono localizzate tra la Campania e la Sicilia, mentre le Tonnare attualmente agibili sono in Sardegna e Sicilia e le moderne “farm” di ingrasso localizzate tra Campania e Calabria Ionica; la flotta peschereccia italiana è terza dopo Francia e Spagna.
Per tutelare la sopravvivenza della specie che, a causa dell’eccessivo sfruttamento, aveva subìto una forte riduzione di esemplari ed era considerata a rischio di estinzione, alla fine degli anni ‘90 l’ICCAT stabilì l’introduzione di un sistema di quote di cattura; ad oggi, si può affermare che i risultati ottenuti dai numerosi provvedimenti adottati, illustrano una positività nell’incremento degli esemplari che ha portato quest’anno ad accrescere le quote di cattura per il 2023, a livello internazionale. L’aumento in questione, se da un lato testimonia il miglioramento dello stock ittico, dall’altro rappresenta un’opportunità economica importante per l’economia ittica dei singoli Stati interessati dal meccanismo di ripartizione delle quote. Per l’Italia, si parla del 10.5% in più, in concreto di 500 tonnellate aggiuntive a disposizione del settore. La “storia normativa” legata al sistema delle quote di tonno rosso, soprattutto in riferimento agli aumenti delle percentuali pescabili concessi nel corso degli anni, è caratterizzata da sempre da accese discussioni circa gli assegnatari degli incrementi di cattura.
I cauti ma progressivi aumenti delle quote per la pesca del tonno rosso che l’ICCAT ha stabilito negli ultimi anni, fino ad arrivare a quello per il 2023, rappresentano un’opportunità economica importante per gli operatori ittici e dunque anche per quelli italiani. Stabilito l’incremento a livello internazionale, a livello nazionale l’urgenza risiede nello stabilire le modalità e i criteri di ripartizione della quota eccedente.
UNCI Agroalimentare, nel riconoscere il grande merito delle imprese storiche dedite che, investendo in tecnologie avanzate, hanno garantito la selettività dell’attività della pesca e hanno permesso la protezione e il ripristino dello stock, suggerisce alle Istituzioni preposte, uno schema generale che includa anche quote per la piccola pesca artigianale. Una distribuzione di questo tipo ci sembra equa ma soprattutto capace di concedere una opportunità reddituale importante a un segmento, quello della piccola pesca, che necessita di sostegni importanti.
Offrire questa possibilità alla piccola pesca, significherebbe inserire a pieno titolo il settore in un sistema di filiera ittica completamente dedicata al tonno e completamente italiana, tale da garantire la presenza di pregiato tonno sulle tavole degli italiani e opportunità di lavoro per l’intero indotto che va dall’attività di trasformazione, alla distribuzione, commercializzazione, alla ristorazione.
Il Presidente di UNCI Agroalimentare, Gennaro Scognamiglio, ritiene che questo sia il momento adatto per far rinascere una filiera del tonno rosso in Italia che consenta lo sviluppo anche dell sistema delle farm,delle tonnare fisse e della pesca autorizzata, coniugando tradizione, innovazione, promozione territoriale ed eccellenze alimentari.
Tonno rosso: incremento della quota nazionale