“Non è possibile ipotizzare misure urgenti e drastiche finalizzate a ridurre lo sforzo di pesca nel Mediterraneo senza valutarne, preventivamente e in modo accurato, gli effetti socio-economici e senza prevedere risorse adeguate di accompagnamento atte a garantire una compensazione economica per tutti quei lavoratori che, da un giorno all’altro, si ritroverebbero senza reddito a causa di tali misure”.
Così la segretaria generale della Uilapesca Enrica Mammucari commenta le conclusioni del seminario di Alto livello sulla pesca nel Mediterraneo, svoltosi nei giorni scorsi a Catania.
“Nel corso del seminario sono state fornite delle stime che attribuiscono all’Italia il 64% della flotta attiva e il 70% delle catture nel Mediterraneo. Sebbene siano solo delle stime” aggiunge Mammucari “emerge comunque la centralità del nostro paese e l’esigenza, quindi, di ripensare in toto la nostra politica della pesca, assumendo iniziative concrete ed efficaci per invertire la tendenza del sovra-sfruttamento. Misure che devono essere decise coinvolgendo i pescatori e che devono servire a contrastare con forza la pesca illegale, prevedendo al tempo stesso l’introduzione di sistemi di premialità per quei pescatori che già da tempo hanno capito l’importanza di salvaguardare le risorse e praticano la pesca responsabile”.
“Riteniamo che questo cambio di passo, assolutamente necessario se vogliamo assicurare un futuro al settore, sia oggi possibile” conclude Mammucari “vista la rinnovata attenzione verso la pesca, sia da parte del governo che di una importante parte del mondo politico”.