Per gli addetti ai lavori, è fatto noto che la gestione della pesca dei molluschi bivalvi (vongole, fasolari, cannolicchi) in Italia è affidata a Consorzi di Gestione istituiti ormai nel 1995 e competenti nei compartimenti marittimi di riferimento. Tali Consorzi recepiscono quanto emanato dai Reg. Ue, sono regolamentati da un ampio quadro normativo nazionale e si dotano di misure gestionali ad hoc; l’Italia ha anche adottato un “Piano di Gestione Nazionale” per le attività di pesca con il sistema “draghe idrauliche” e “rastrelli da natante” (sistemi utilizzati al prelievo della risorsa ittica in questione).
La pesca dei molluschi bivalvi sembra essere un settore ancora capace di dare lavoro e reddito. Questa attività, gestita dai Consorzi, garantisce prima di tutto sostenibilità e tutela ambientale: si cerca di mantenere elevata la biomassa di riproduttori in aree prescelte, vengono individuate zone di accrescimento, si attua una rotazione periodica dei punti di prelievo, si provvede alla semina di prodotto di taglia commerciabile pescata solo dopo un idoneo accrescimento assicurando così il rinnovo degli stock, si effettuano operazioni di ricollocamento del sottotaglia. È un’attività che, da un punto di vista economico, riesce a mantenere livelli occupazionali soddisfacenti soprattutto rispetto alla generale crisi della flotta peschereccia italiana.
L’attenzione degli addetti ai lavori inoltre è sempre rivolta ai mercati (soprattutto per fare attenzione a evitare sovrabbondanza di prodotto che causerebbe il crollo dei prezzi) e alle campagne di promozione atte a valorizzare il prodotto sui mercati stessi. Non è trascurabile nemmeno quella che possiamo definire la sostenibilità sociale della pesca dei molluschi bivalvi, con orari e condizioni di lavoro non particolarmente pesanti e con remunerazioni economiche gratificanti. In tempi in cui si registra una crisi oggettiva della pesca italiana, sia in termini di fatturato che di occupazione, la pesca dei molluschi bivalvi sembra rappresentare quindi un’isola felice. Eppure non è proprio così, qualcosa non funziona.
Gennaro Scognamiglio presidente di UNCI Agroalimentare afferma: “A fronte di tante cose positive, noi di UNCI Agroalimentare qualche nota stonata la dobbiamo rilevare. La pesca dei molluschi bivalvi, già da qualche tempo, registra momenti di crisi che potrebbero addirittura peggiorare. Parliamo soprattutto dell’attività di prelievo dei cannolicchi e ci riferiamo soprattutto alla pesca effettuata in Area Tirrenica. Proprio così. Come accertato da studi scientifici, la risorsa cannolicchio vive in areali di sabbie fini che si concentrano soprattutto in zone che difficilmente superano le 0.3 miglia dalla costa. Il Reg CE 1967/2006 vieta l’uso di rastrelli da natante e draghe idrauliche proprio entro una distanza di 0.3 miglia nautiche dalla costa, impedendo, di fatto, la raccolta dei cannolicchi proprio lì dove essi trovano condizioni eco ambientali particolarmente favorevoli.
A tale Regolamento esiste una deroga che scadrà a breve; se questa non fosse prorogata, a soffrire del divieto sarebbero soprattutto i Consorzi di Napoli, Roma, Gaeta (nostri associati ) dediti prevalentemente alla pesca dei cannolicchi e che sarebbero costretti a ridurre notevolmente la propria attività (si parla addirittura di un calo del 90% ) con conseguente disastrosa diminuzione del reddito per le imprese e per gli imbarcati. Insieme ai nostri associati chiediamo alle Istituzioni Italiane e ai nostri rappresentanti in Europa che venga rinnovata la deroga al Regolamento UE in questione. Ma questo è solo un punto di inizio e non di arrivo.
Crediamo che vadano riviste certe norme, nazionali ed europee che, a lungo andare, possono solo portare alla morte delle nostre aziende lasciando senza occupazione lavoratori che difficilmente avrebbero possibilità di ricollocamento in altri settori produttivi. La pesca italiana non sta vivendo un momento facile e spesso ci ritroviamo a farci domande sul futuro delle nostre imprese e dei nostri pescatori: temiamo che la nostra pesca e i nostri prodotti di qualità scompaiano inghiottiti dal mercato estero”.