Covid e restrizioni Ue non bloccano la pesca spagnola – Per i vicini spagnoli si chiude positivamente il periodo 2020-2021 in quanto a produzione da pesca. Si evince dall’ultimo “Report sul settore della pesca spagnolo“, pubblicato da Cepesca. Malgrado la diminuzione delle catture così come pure del numero delle imbarcazioni attive la flotta spagnola ha fatto segnare un netto miglioramento nella valorizzazione della produzione.
Il report, che analizza il settore alla luce dei dati di un periodo decisamente anomalo causato dalla pandemia, evidenzia la capacità di resistenza e di adattabilità della pesca spagnola.
Il disastro pandemico non ha impedito al settore spagnolo di chiudere il 2020 con 2.043 milioni di euro di fatturato in termini di valore della produzione, registrando una crescita del 10% rispetto al 2019.
“Nonostante le vicende che stiamo vivendo da più di due anni, lo sforzo del settore e la sua straordinaria professionalità hanno permesso di mantenere il livello di attività e di leadership europea”, ha sottolineato il segretario generale di Cepesca, Javier Garat.
La pandemia ha determinato un calo dell’11,4% del volume delle catture. Il 2020 si è chiuso con 787.258 tonnellate, rispetto alle 877.211 del 2019. La Spagna ha comunque convalidato la sua leadership in Ue. Nel 2019, secondo gli ultimi dati disponibili dall’Europa, la Spagna rappresentava il 28% del valore totale della pesca e il 16,3% delle catture.
L’occupazione generata dal settore è diminuita del 2,6%, da 31.935 posti di lavoro nel 2019 a 31.093 nel 2020. La flotta peschereccia spagnola è scesa da 8.884 a 8.839 unità.
Pur avendo retto al COVID-19, il settore ittico spagnolo deve affrontare nuove sfide e di più ampia portata causate dal conflitto bellico Russia-Ucraina e dalle restrizioni dell’UE con la possibile chiusura di 87 zone di pesca in Portogallo, Spagna, Francia e Irlanda.
Covid e restrizioni Ue non bloccano la pesca spagnola