Fermo pesca obbligatorio, siamo sicuri che sia una misura davvero efficace? Forse è il momento di rivedere tempi e modalità di questo stop che a maggior ragione quest’anno probabilmente servirà a ben poco.
Dopo l’inattività dovuta all’emergenza epidemiologica, il fermo di pesca biologico obbligatorio assomiglia quasi a una beffa.
È quanto si legge in una nota diffusa da UNCI Agroalimentare.
“Non siamo affatto sicuri che il fermo delle attività e il conseguente auspicato rinnovo della risorsa possa essere un reale incentivo per i nostri pescatori “ afferma Gennaro Scognamiglio presidente nazionale UNCI Agroalimentare.
“Si fermano i pescatori italiani a tutto vantaggio di chi invece non è obbligato a nessuno stop: mi riferisco ai paesi che pur affacciandosi sugli stessi mari, non osservano le stesse prescrizioni. Già questo ci dice molto sull’efficacia reale della misura sul ripopolamento di alcuni stock ittici, per non parlare dei danni subiti dai nostri pescatori professionali”, prosegue Scognamiglio.
“Se l’emergenza sanitaria aveva provocato una crescita esponenziale dell’importazione di prodotto ittico, il fermo obbligatorio (osservato in tempi diversi lungo le nostre coste) rischia di rafforzare questa tendenza che bene non fa al settore. A parte dunque il particolare momento storico che stiamo vivendo, in ogni caso riteniamo che il fermo biologico in Italia serva a poco, almeno con i tempi e le modalità attuali. Si tratta di una misura che strutturata e applicata seguendo criteri diversi da quelli attuali sicuramente potrebbe rivelarsi efficace. Ribadisco che vanno riviste le modalità attuative: è necessario che lo stop delle attività risulti realmente efficace per la risorsa e conseguentemente per i nostri pescatori, per i mercati e quindi per l’ intero assetto economico italiano”, aggiunge Scognamiglio.
“Non dobbiamo mai perdere di vista un altro fondamentale concetto: assicurare ai nostri pescatori la possibilità di lavorare, quindi non soltanto consolidare il reddito della categoria ma anche garantire sulle tavole degli italiani pesce fresco, di qualità e rigorosamente made in Italy”, conclude il presidente nazionale UNCI Agroalimentare.