12/03/15 – ISTITUZIONI & POLITICA – Per la prima volta, il tracking satellitare, effettuato dalla base italiana in Antartide su dieci esemplari di orche, ha permesso di seguire i loro spostamenti lungo il pack, così da studiarne i movimenti a medio-lungo termine,
il comportamento in immersione e di conseguenza le abitudini alimentari. Sconosciute o quasi, fino ad ora, le rotte di questi animali: non si sa dove effettivamente si dirigeranno e se ritorneranno in questa area, nè quando. Indagare i loro spostamenti è ciò che si propone lo studio sul ruolo trofico dell’orca nell’ecosistema antartico, condotto dall’ISPRA in collaborazione con l’Istituto Tethys nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), che si è concluso lo scorso 11 febbraio.
Partendo dalla base italiana in Antartide “Mario Zucchelli” e utilizzando informazioni sulla presenza delle orche raccolte nella campagna del 2004, i ricercatori hanno ispezionato il bordo del pack per individuare i gruppi di animali, grazie agli elicotteri in dotazione. Una volta avvistati gli esemplari, si è proceduto con le riprese video, lo studio del comportamento e la definizione delle dimensioni del gruppo e delle classi di età degli esemplari. Successivamente, se le condizioni del pack lo permettono, si è atterrati in una zona prossima al luogo di passaggio del gruppo per l’identificazione fotografica, il prelievo di biopsia cutanea per le analisi genetiche e tossicologiche (svolte dall’Università di Siena) e l’applicazione dei trasmettitori satellitari.
Dei due gruppi di orche dotati di trasmettitore satellitare, otto appartenenti al primo gruppo per oltre una settimana hanno stazionato a poche miglia dalla base italiana, tra il ghiacciaio Campbell e Cape Washington. Quest’area è particolarmente importante per il silverfish, la principale preda di questo tipo di orca, che è indicata come fisheating (predatore di pesci) ed è nota con il nome di orca di tipo C o del Mare di Ross. Sembra quindi che gli animali, prima di un possibile lungo viaggio verso nord, abbiano qui fatto scorte alimentari.
Dopo la permanenza nell’area di baia Terranova, gli esemplari hanno iniziato a migrare verso la Nuova Zelanda e, dopo aver superato l’isola, sembra siano nuovamente in rotta verso le basse latitudini.
Lo stesso modello di spostamento è mostrato da altri due esemplari marcati in un secondo gruppo e sempre nei pressi della base antartica italiana; dopo un periodo passato lungo le coste del Mare di Ross, hanno intrapreso la stessa rotta degli individui del primo gruppo verso la Nuova Zelanda.
Lo studio vanta anche collaborazioni internazionali con ricercatori americani del National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) e si inserisce in un vasto programma di ricerca sui cetacei nei mari antartici (Southern Ocean Research Program – SORP) nell’ambito dell’International Whaling Commission (IWC).
dieci orche marcate con trasmettitori satellitari per seguire il lungo viaggio
Per la prima volta, il metodo satellitare applicato alle orche presso la base Italiana in Antartide
Per la prima volta, il tracking satellitare, effettuato dalla base italiana in Antartide su dieci esemplari di orche, ha permesso di seguire i loro spostamenti lungo il pack, così da studiarne i movimenti a medio-lungo termine, il comportamento in immersione e di conseguenza le abitudini alimentari. Sconosciute o quasi, fino ad ora, le rotte di questi animali: non si sa dove effettivamente si dirigeranno e se ritorneranno in questa area, nè quando. Indagare i loro spostamenti è ciò che si propone lo studio sul ruolo trofico dell’orca nell’ecosistema antartico, condotto dall’ISPRA in collaborazione con l’Istituto Tethys nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), che si è concluso lo scorso 11 febbraio.
Partendo dalla base italiana in Antartide “Mario Zucchelli” e utilizzando informazioni sulla presenza delle orche raccolte nella campagna del 2004, i ricercatori hanno ispezionato il bordo del pack per individuare i gruppi di animali, grazie agli elicotteri in dotazione. Una volta avvistati gli esemplari, si è proceduto con le riprese video, lo studio del comportamento e la definizione delle dimensioni del gruppo e delle classi di età degli esemplari. Successivamente, se le condizioni del pack lo permettono, si è atterrati in una zona prossima al luogo di passaggio del gruppo per l’identificazione fotografica, il prelievo di biopsia cutanea per le analisi genetiche e tossicologiche (svolte dall’Università di Siena) e l’applicazione dei trasmettitori satellitari.
Dei due gruppi di orche dotati di trasmettitore satellitare, otto appartenenti al primo gruppo per oltre una settimana hanno stazionato a poche miglia dalla base italiana, tra il ghiacciaio Campbell e Cape Washington. Quest’area è particolarmente importante per il silverfish, la principale preda di questo tipo di orca, che è indicata come fisheating (predatore di pesci) ed è nota con il nome di orca di tipo C o del Mare di Ross. Sembra quindi che gli animali, prima di un possibile lungo viaggio verso nord, abbiano qui fatto scorte alimentari.
Dopo la permanenza nell’area di baia Terranova, gli esemplari hanno iniziato a migrare verso la Nuova Zelanda e, dopo aver superato l’isola, sembra siano nuovamente in rotta verso le basse latitudini.
Lo stesso modello di spostamento è mostrato da altri due esemplari marcati in un secondo gruppo e sempre nei pressi della base antartica italiana; dopo un periodo passato lungo le coste del Mare di Ross, hanno intrapreso la stessa rotta degli individui del primo gruppo verso la Nuova Zelanda.
Lo studio vanta anche collaborazioni internazionali con ricercatori americani del National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) e si inserisce in un vasto programma di ricerca sui cetacei nei mari antartici (Southern Ocean Research Program – SORP) nell’ambito dell’International Whaling Commission (IWC).