La bussola. Il sostegno economico della UE alle attività di pesca: compensazioni e investimenti – L’Unione Europea nell’ambito delle sue attribuzioni, al fine di supportare sia gli Stati membri che gli operatori economici, si preoccupa della concessione di aiuti finanziari anche nel campo della pesca.
Tali aiuti si pongono a sostegno degli obiettivi da conseguire nell’ambito della Politica Comune della Pesca, sono elargiti attingendo ad un Fondo, appositamente istituito, che viene periodicamente rivisto ed aggiornato e che contiene le indicazioni su quali dei suddetti obiettivi devono essere indirizzati.
Nel campo del sostegno economico-finanziario della pesca, si ha l’impressione che l’atteggiamento più diffuso degli operatori sia quello di capire quali vantaggi economici possono essere tratti in maniera diretta ed immediata mostrando invece poco interesse verso un’azione strategica di investimenti in un’ottica di benefici futuri. La causa va ricercata soprattutto nei gravosi costi di esercizio che attanagliano tanto la pesca industriale che quella artigianale, forse con proporzioni diverse ma che spingono gli tutti gli operatori a cercare innanzitutto di attingere a risorse pubbliche che consentano di alleviare la propria situazione finanziaria e di fronteggiare la quotidianità.
Non è un caso, ad esempio, che presso le marinerie ha suscitato molto interesse, e continua a suscitarlo anche se da qualche tempo interrotti, i famosi “premi di arresto definitivo” altrimenti conosciuti come contributi per la demolizione dei pescherecci. Trattasi di una misura fortemente voluta dalla UE per un progressivo contenimento dello sforzo di pesca e di cui si progetta un prossimo ripristino come vedremo più avanti. Facciamo adesso un passo indietro nella nostra esposizione per tornare al concetto di aiuti economici della UE.
Al di fuori degli aiuti previsti dagli appositi Fondi europei, la UE ha posto delle regole rigidissime prevedendo, in caso di loro violazione, sanzioni economiche nei confronti degli Stati membri. In concreto, per gli aiuti economici che uno Stato può stabilire nei confronti dei propri cittadini e delle proprie imprese l’UE vieta che essi alterino il mercato interno comunitario, cioè che consentano alle imprese nazionali di assumere una possibile posizione di vantaggio rispetto a quelle di altri Stati membri configurandosi, quindi, una violazione del principio della concorrenza posto a fondamento del mercato stesso. In poche parole gli aiuti non devono incidere sui liberi scambi falsandone, di conseguenza, l’andamento. Tanto per fare un esempio, perfino la eventuale concessione di sgravi fiscali alle imprese da parte di uno Stato membro sarebbe sottoposta ad attenta valutazione della UE. Fatta questa precisazione occorre far notare che la recente pandemia ha costituito un banco di prova sulla tenuta di queste regole ed in effetti è prevalso il principio della solidarietà con un certo allentamento dei suddetti vincoli ma sempre che si operi su casi reali e concreti.
A completamento dell’esposizione sugli aiuti economici è opportuno ricordare il vincolo sui cosiddetti aiuti de minimis che, in sostanza, prevede la fissazione di un tetto massimo di aiuti di stato, di modesta entità, che una singola impresa può ricevere nel corso di un periodo di tempo determinato (tre anni).
Abbiamo già evidenziato che i Fondi europei sono istituiti per il raggiungimento di determinati obiettivi e come quella parte di essi stabiliti sotto forma di investimenti vengano accolti con evidente distacco e scetticismo nonostante l’impegno degli organismi che li rappresentano e che li appoggiano ed assistono.
Senza doverci addentrare nel complesso meccanismo che ruota intorno alla concessione degli aiuti previsti dai Fondi Europei e che possono essere interamente compresi solo da persone appositamente preparate e qualificate, resta il fatto che nel nostro Paese, pur in presenza di una regia nazionale, si assiste ad una accentuata “regionalizzazione” degli interventi, quindi disomogenea sul territorio nazionale, a volte anche nella stessa regione, unitamente ad una burocrazia a mio avviso ancora ben lontana dall’auspicato snellimento (al netto di una spinta alla digitalizzazione delle procedure).
È evidente che in tale contesto le iniziative vengano percepite come “isolate” e la valenza delle stesse non di rado è raggiunta più dal punto di vista pubblicitario che materiale. Certamente ci sono degli operatori virtuosi ma bisogna considerare che la categoria di cui ci occupiamo è rimasta pur sempre ancorata a vecchi concetti di esercizio dell’attività e pertanto le proposte di investimenti devono risultare realmente appetibili soprattutto per una nuova generazione da far subentrare nel campo dell’economia della pesca nazionale.
La svolta culturale di non invocare gli aiuti pubblici solamente sotto forma di “ristoro”, da sempre radicata in questo settore, ma anche verso opportunità di evoluzione e di modernizzazione della pesca, come fissato invece dalla UE, può avvenire solo attraverso uno sforzo comune condotto in maniera razionale. Se guardiamo al prossimo futuro, un esempio ci può essere fornito dal Piano Operativo Nazionale relativo al Fondo Europeo per le Attività Marittime, la Pesca e l’Acquacoltura per il periodo 2021-2027 dove vengono fissate le varie priorità di sostegno finanziario all’attività di pesca. Sicuramente la parte che attirerà gli operatori economici saranno gli interventi previsti dall’Obiettivo Specifico della Priorità 1 che prevede appunto la compensazione economica per la riduzione della sovraccapacità di pesca con azioni per l’arresto definitivo e per l’arresto temporaneo nonché per eventi imprevisti (es. calamità naturali, chiusura di un’attività di pesca, ecc.). Tuttavia, anche se di minore attrazione per gli operatori, non possono essere trascurate altre rilevanti priorità e obiettivi specifici che però non sempre possono essere direttamente realizzabili dagli stessi operatori ma necessitano della intermediazione di altri soggetti quali organizzazioni, enti, associazioni, ecc.. Forse farà eccezione la possibilità della sostituzione dei motori con altri nuovi che garantiscano il miglioramento dell’efficientamento energetico (minori consumi) e la riduzione dell’emissione di sostanze inquinanti. Sono previsti, altresì, sostegni per le azioni mirate alla mitigazione dell’impatto ambientale attraverso la selettività degli attrezzi da pesca ma spesso queste iniziative sono percepite dai pescatori soltanto come possibilità di poter rinnovare le proprie attrezzature non considerando che le stesse devono rientrare in un progetto di maggiore selettività con conseguente riduzione delle catture totali ed i cui potenziali benefici potranno essere rilevati in futuro.
Come ultimo punto dell’analisi delle iniziative che possono essere finanziate, mi preme attirare l’attenzione sull’esigenza di una pianificazione concreta, robusta ed incisiva per le azioni di sostegno ai giovani pescatori per favorire il ricambio generazionale già in precedenza accennato. Mi è capitato di assistere a progetti di avvicinamento di giovani all’attività di pesca di dubbia fattibilità ed efficacia e risoltisi più che altro in azioni dimostrative. Si deve comprendere invece che, per ottimizzare l’impiego di risorse pubbliche, tali iniziative devono essere parte di un più ampio complesso di iniziative tra di loro strettamente aggregate che portino, tutte insieme, a rendere attraente l’attività di pesca.
Pregevole, dunque, la previsione di creazione di start-up di giovani imprenditori con l’erogazione di un premio di avvio all’attività di pesca ma, a monte, bisogna fare anche un’attività di sensibilizzazione presso i giovani delle comunità di pescatori facendoli sentire partecipi dell’evoluzione e dello sviluppo futuro della pesca secondo gli indirizzi dettati dalla UE verso la modernizzazione della stessa attraverso, ad esempio, la crescita dell’economia blu così come sostenuta nella Priorità 3 del Fondo in questione.
In conclusione, questa materia richiederebbe una profonda riflessione strategica e la convinzione che per ampliare la capacità di ottenere risultati in chiave di modernizzazione della pesca c’è bisogno dello spirito innovativo che caratterizza la nuova generazione.
La bussola. Il sostegno economico della UE alle attività di pesca: compensazioni e investimenti.