La frode nei prodotti ittici è un problema globale in crescita – Lo studio “The 11 sins of seafood: Assessing a decade of food fraud reports in the global supply chain” ha permesso di confrontare a livello globale il fenomeno delle frodi alimentari nel settore ittico, esaminado i casi di frode degli ultimi 10 anni segnalate in 80 paesi e 72 specie tramite il sistema di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi (RASFF)i, il database sulle frodi alimentari di Decernis’s Food Fraud Database, HorizonScan, and LexisNexis databases, al fine di analizzare le tipologie di frode che comunemente si verificano.
La maggior parte di queste violazioni è stata intercettata durante le ispezioni alle frontiere a cauda di documentazione fraudolenta o insufficiente. Più della metà (53%) dei problemi segnalati riguardava la presenza di residui veterinari illegali o non autorizzati nei prodotti ittici originari dell’Asia, in particolare Vietnam, Cina e India, dove gli antibiotici sono impiegati sia per uso profilattico che terapeutico. I primi cinque residui veterinari illegali o non autorizzati nei prodotti dell’acquacoltura erano nitrofurani, cloramfenicolo, verde di malachite, fluorochinoloni e sulfonamidi. Gamberi e gamberetti sono state le specie maggiormente implicate nelle segnalazioni di adulterazione, seguiti da pesce gatto e tilapia.
Questi casi di frode nascondono pratiche ingannevoli e illegali nella filiera, identificate da Young’s Seafood nel 2013 come i cosiddetti “sette peccati” dei prodotti ittici: sostituzione di specie; sostituzione del tipo di pesca; pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN); adulterazione delle specie; abuso della catena di custodia; frode con metodo di cattura; ed estenzione di prodotto non dichiarata. La schiavitù moderna e il benessere degli animali sono stati aggiunti all’elenco nel 2018 e il nuovo studio suggerisce di aggiungere l’illegalità relativa ai metodi di lavorazione e il commercio internazionale illegale o non autorizzato come ulteriori indicatori di falsa dichiarazione.
Di tutti i “peccati”, in particolare la sostituzione delle specie e l’adulterazione hanno implicazioni per la sicurezza alimentare. Essendo uno dei principali allergeni alimentari, i prodotti ittici rappresentano un rischio per la salute umana a causa dell’esposizione accidentale se una specie è etichettata in modo errato, provocando potenziali reazioni immunologiche sistemiche e anafilassi nelle persone vulnerabili. Le reazioni allergiche possono anche essere innescate dal consumo di pesce trattato con antimicrobici illegali o non autorizzati utilizzati abitualmente in acquacoltura. In alternativa, predatori di alto livello come il pesce spada spacciati per altre specie, con il rischio di esporre i consumatori al metilmercurio che si raccoglie ai vertici delle catene alimentari.
Il maggior numero di segnalazioni è stato riscontrato nel 2018, in particolare per adulterazione di specie, con il 69% di queste dovute alla presenza di residui veterinari non autorizzati o illegali. In quell’anno c’è stato anche un aumento delle segnalazioni di nitrati sul tonno trattato in modo fraudolento.
La trasformazione, che offre ampie opportunità di mescolare o sostituire il pesce più economico o gli ingredienti sfusi, è risultatat essere la terza area più vulnerabile della catena di approvvigionamento, con più segnalazioni nella trasformazione secondaria che nella trasformazione primaria. La frode può essere difficile da rilevare quando i prodotti ittici vengono elaborati e vengono introdotte altre consistenze e sapori. Calamari e acciughe sono state le specie più spesso coinvolte in casi di lavorazione illegale, in particolare in Cina.
Ghana e Nigeria sono state la fonte della maggior parte delle segnalazioni di discrepanze nei prodotti africani, principalmente legate all’importazione illegale di pesce affumicato ed essiccato destinato alle comunità etniche in Europa. Il pesce affumicato tradizionalmente da questi paesi può contenere livelli pericolosi di idrocarburi policiclici aromatici (IPA), che sono cancerogeni e genotossici.
Lo studio ha anche identificato i percorsi della catena di approvvigionamento vulnerabili alle pratiche criminali. In risposta alle sue conclusioni, ha sollecitato una migliore registrazione dei casi di frode attraverso un set di dati standardizzato e un ulteriore studio delle attuali vulnerabilità e rischi nella catena di approvvigionamento dei prodotti ittici, con l’obiettivo di prevenire e mitigare le pratiche fraudolente.
I ricercatori hanno concluso avvertendo che con l’aumento della produzione di pesce per soddisfare la crescente domanda globale, aumenterà anche l’opportunità di attività ingannevoli e illegali che compromettono la sicurezza alimentare delle catene di approvvigionamento ittiche globali.
La frode nei prodotti ittici è un problema globale in crescita