Se la produzione ittica derivante dall’acquacoltura costituisce un segmento importante della produzione agroalimentare italiana, la mitilicoltura rappresenta una fondamentale risorsa economica per molte realtà costiere italiane.
É questo il caso degli allevamenti di cozze che insistono nell’ area costiera dei comuni vesuviani. La mitilicoltura flegrea, come del resto altre attività produttive, è chiamata a fare i conti non solo con una epocale crisi dei consumi (dovuta all’emergenza epidemiologica) ma deve misurarsi con le nuove sfide che si prospettano con la cosiddetta transizione ecologica. La cozza flegrea è prodotto peculiare per gusto e caratteristiche chimico/fisiche, presente soprattutto nei mercati ittici regionali e nei ristoranti campani. La svolta necessaria a dare nuovo impulso a questa attività, si lega in primis dunque alle opportunità di proiettarsi verso mercati nazionali o addirittura mondiali attraverso l’adozione di tecniche produttive più performanti; ma nuovi spunti scaturiscono da quella rivoluzione “verde” garante di sostenibilità ambientale, condizione imprescindibile di vera innovazione.
Tali concetti devono trovare realizzazione attraverso politiche gestionali messe in atto dalle piccole e medie imprese operanti nella rea vesuviana, ma anche attraverso intenti progettuali di natura politica e normativa da parte delle Istituzioni locali, in primo luogo quelle regionali.
La Regione Campania effettivamente dimostra di essere dalla parte degli operatori attraverso iniziative programmatiche atte a indurre un approccio all’attività che superi i confini locali e regionali e trovi affermazione a livello nazionale. Per fare ciò è necessario l’adeguamento tecnologico, la riduzione dei costi di produzione e l’aumento della produttività: in sostanza c’è bisogno di una evoluzione che spinga ad abbandonare le tradizionali tecniche di allevamento e a orientarsi verso quelle più evolute che tendono ad aumentare i livelli di sostenibilità.
Queste le sfide della mitilicoltura flegrea: porre in essere pratiche sostenibili ed entrare a pieno titolo in un sistema di filiera offrendo prodotti di qualità. La qualità dei mitili flegrei è del tutto peculiare: è propria di un dato territorio, di un preciso processo produttivo, di un certo modo di fare distribuzione e commercializzazione, garantendo sicurezza alimentare al consumatore finale.
“C’è stato un importante incontro in Regione Campania, durante il quale si è discusso proprio della mitilicoltura tipica dell’area flegrea e di quelle che sono le sfide future che il settore dovrà affrontare in fatto di consolidamento economico e ‘rivoluzione verde’. É stato affrontato anche l’annoso problema che affligge gli impianti di allevamento e cioè l’attacco da parte dei predatori e i negativi riflessi subiti dalle aziende a causa delle concessioni demaniali, il cui sistema appare sempre più vessatorio non solo in Campania. A tal proposito sento di dare pieno appoggio all’Assessore Nicola Caputo che auspica un risolutivo dialogo con la neo sottosegretaria ai Trasporti, Teresa Bellanova che in virtù del precedente incarico ben conosce le problematiche della pesca.”
Così Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale UNCI Agroalimentare.