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Home Sostenibilità

Le crescenti emissioni di CO2 intossicheranno i pesci compromettendo la pesca

Mariella Ballatore by Mariella Ballatore
5 Novembre 2018
in Sostenibilità

Secondo uno studio pubblicato su Nature da un team di ricercatori dell’università del New South Wales (Unsw), «Le concentrazioni di anidride carbonica nell’acqua di mare potrebbero raggiungere livelli abbastanza alti da rendere il pesce “intossicato” molti decenni prima di quanto si pensasse, con gravi conseguenze per la pesca di tutto il mondo». Lo studio “Future ocean hypercapnia driven by anthropogenic amplification of the natural CO2 cycle”, pubblicato su Nature da Ben McNeil e Tristan Sasse, del Climate Change Research Centre dell’Unsw, è la prima analisi globale dell’impatto di aumento delle emissioni di CO2 da combustibili fossili sulle variazioni naturali nelle concentrazioni di anidride carbonica negli oceani di tutto il mondo. McNeil ha sottolineato che «I nostri risultati sono stati impressionanti e hanno enormi implicazioni per la pesca globali e gli ecosistemi marini di tutto il pianeta. Le elevate concentrazioni di anidride carbonica portano all’intossicazione del pesce: un fenomeno noto come ipercapnia. Essenzialmente, i pesci si perdono in mare. L’anidride carbonica colpisce il cervello e perdono il senso dell’orientamento e la capacità di trovare la strada di casa. Non sanno nemmeno dove sono i loro predatori. Abbiamo dimostrato che se l’inquinamento atmosferico da anidride carbonica continua a salire, i pesci e altre creature marine immersi nella zuppa di CO2 negli oceani del sud, nel Pacifico e nell’Atlantico settentrionale sperimenteranno episodi di ipercapnia entro la metà di questo secolo, molto prima di quanto era stato previsto, e con effetti più dannosi di quanto si pensasse. Entro il 2100, le creature che vivono nella metà della superficie degli oceani di tutto il mondo dovrebbero essere colpite da ipercapnia» I fenomeni di ipercapnia negli oceani si dovrebbero verificare quando le concentrazioni di biossido di carbonio atmosferico supereranno le 650 parti per milione. La ricerca sull’ipercapnia nei pesci è relativamente nuova, è iniziata circa 6 anni fa. Nel caso dei pesci dell’oceano, gli alti livelli di biossido di carbonio influenzano i recettori del GABA, il principale neurotrasmettitore inibitorio nel cervello dei vertebrati. Secondo lo studio, i conseguenti effetti fisiologici e comportamentali potrebbero avere ampie implicazioni per la «ricostituzione della popolazione, la struttura della comunità, la funzione dell’ecosistema» e, quindi, sulla pesca in tutto il mondo. Come ha detto McNeil, se il novellame è disorientato e non riconosce i predatori, verrà mangiato e si perderà: «E’ davvero ancora sconosciuto come questo si manifesterà in futuro … ma è un campanello d’allarme per la pesca commerciale e per chi dovrà gestirlo perché sarà un problema piuttosto grosso» Gli scienziati dell’Unsw hanno utilizzato un database globale delle concentrazioni di anidride carbonica nell’acqua di mare raccolte negli ultimi 30 anni da una serie di programmi oceanografici. «Quindi, sulla base di queste osservazioni, abbiamo ideato un metodo numerico per elaborare i picchi e i cali naturali mensili nelle concentrazioni di anidride carbonica durante l’anno slla superficie degli oceani del mondo – spiega Sasse, che lavora alla School of Mathematics and Statistics della Unsw – Questo ci ha permesso di prevedere per la prima volta che, se le concentrazioni di biossido di carbonio atmosferico continuano a salire, entro la fine del secolo queste oscillazioni naturali verranno amplificate fino a dieci volte in alcune regioni marine». McNeil però evidenzia che «L’effetto si verificherà solo se gli esseri umani aumentano la produzione di anidride carbonica, il che significa che l’unico modo per ridurlo è quello di ridurre l’anidride carbonica nell’atmosfera». Per accelerare la ricerca in questo importante settore, gli scienziati Unsw hanno anche offerto premi ad altri ricercatori che possono migliorare o smentire i loro risultati. McNeil conclude: «Prevedere l’insorgenza dell’ipercapnia è difficile a causa della mancanza di misurazioni oceaniche globali delle concentrazioni di anidride carbonica. Stiamo sfidando altri scienziati con approcci predittivi innovativi a scaricare il datset che abbiamo usato, ad impiegare i loro metodi numerici e a condividere le loro previsioni finali, per vedere se riescono a battere il nostro approccio».

Tags: Ben McNeilNature Communications,
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Mariella Ballatore

Co-founder e Direttrice di redazione. Pubblicista dal 2006 racconta il mondo da oltre un trentennio attraverso giornali, televisione e radio. Come conoscitrice del settore pesca e acquacoltura è stata più volte invitata a moderare e relazionare in convegni organizzati tra gli altri dalla Conferenza Episcopale Italiana – Ufficio nazionale dell’Apostolato del Mare, AquaFarm, Blue Sea Land.

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