Pesce luna, marlin bianco, barracuda boccagialla, pesce serra, pesce balestra. Si tratta di pesci che comunemente vivono nelle acque tropicali e che stanno insediando il Mar Mediterraneo. Complice l’innalzamento di temperatura delle acque del Mare nostrum e il raddoppio del passaggio del canale di Suez, dal quale transitano con più facilità, è sempre maggiore il numero di specie marine invasive che dall’oceano Indiano, arrivano fin qui minacciando seriamente l’ecosistema costiero con forti conseguenze per l’economia regionale. Le specie aliene, chiamate anche specie lessepsiane, termine che deriva dal nome dell’imprenditore Ferdinand de Lesseps, il << Grande Francese>> promotore ed esecutore del canale di Suez, stanno innescando un processo che difficilmente può considerarsi reversibile. Come sostiene l’esperta in problematiche globali, oceani, energia e clima, Rachael Bishop, l’invasione di specie aliene è un fenomeno che si manifesta dal 1902, cioè più di 30 anni dopo l’apertura del canale di Suez avvenuta nel 1869. Molte di queste hanno nel tempo rimpiazzato quelle originarie, altre sono state e sono particolarmente distruttive come il pesce palla, divoratore di calamari, polpi e seppie. “In maniera rilevante queste migrazioni marine contribuiscono a modificare la biodiversità del Mediterraneo”, a sostenerlo è Simone Libralato, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS ) di Trieste, nel corso del tuo intervento all’High-level Seminar on the status of stocks in the Mediterranean and the CFP approach. Con un’attenta analisi dei dati forniti dalle ricerche condotte dall’OGS, Libralato sottolinea quanto sia imprevedibile lo scenario futuro del Mediterraneo, “ci saranno, come in tutte le specie <<winners and losers>>, probabilmente quelle attualmente presenti si sposteranno verso acque più fredde per lasciare il posto a nuove varietà di pesci. Le specie aliene potrebbero poi colonizzare solo qualche area oppure potrebbero soppiantare specie autoctone, creando modificazioni consistenti sull’intera catena alimentare ed anche sull’attività di pesca”.
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