Quanto sono sostenibili i nostri prodotti ittici? – Un recente studio condotto dallo scenziato Zach Koehn ci fa riflettere su quanto siamo disposti a rinunciare nella scelta del nostro cibo dovendo salvaguardare il clima.
Fino a un terzo di tutte le emissioni di gas serra proviene dal sistema alimentare globale, questo dovrebbe orientarci verso scelte coscienziose se vogliamo combattere il cambiamento climatico.
Nel suo studio, il primo nel suo genere, Koehn confronta pesce, verdure e carni in termini di valore nutritivo e emissioni di gas serra coinvolte nella loro produzione e analizza i risultati pr comprendere come possiamo gestire il sistema alimentare nel suo insieme per bilanciare meglio queste due cose.
Il documento può consentire ai responsabili delle politiche della pesca e dell’agricoltura di pensare a come faremmo le cose in modo diverso se mirassimo a produrre alimenti davvero nutrienti con basse emissioni di gas serra.
Gli esseri umani consumano più di 2.000 specie ittiche prodotte in modi molto diversi, alcune più rispettose dell’ambiente di altre. Tuttavia, quando i responsabili politici e i sostenitori valutano l’approvvigionamento alimentare globale, i prodotti ittici sono spesso generalizzati.
Koehn sostiene che i pesci non dovrebbero essere considerati come una grande categoria. Non si tratta solo di mangiare pesce più o meno sostenibile in termini di emissioni di gas serra. Quello dei prodotti ittici è un gruppo davvero ampio e diversificato.
Koehn e il suo team di ricerca hanno analizzato la ricchezza media di nutrienti e il costo del carbonio della produzione di 31 alimenti tra verdure, carne e pesce. Hanno assegnato a ciascun alimento un punteggio basato su 12 nutrienti importanti per la salute umana, inclusi ferro, proteine, potassio e acidi grassi omega-3.
Lo studio ha anche assegnato a ciascun alimento un punteggio di impatto ambientale basato sulla quantità di emissioni di gas serra create durante la produzione. Maggiore è il trasporto richiesto tra le fasi di produzione, maggiori saranno le emissioni di gas serra. I ricercatori hanno scoperto che cozze, ostriche e piccoli pesci hanno un basso impatto ambientale, almeno in termini di emissioni di gas serra, così come le verdure, poichè catturati a poche miglia dalla costa e con l’utilizzo di motori a bassa potenza.
Gli astici, d’altra parte, hanno invece un impatto ambientale assai più alto poichè la cattura dei crostacei richiede l’impiego di imbarcazioni che vanno e vengono per impostare e controllare le trappole, bruciando così enorme quantità di carburante.
Il salmone è risutato essere una delle specie ittiche più ricche di nutrienti, al secondo posto dopo le sardine. I gamberi e i crostacei catturati in natura hanno ottenuto punteggi quasi pari a quelli della carne bovina, a causa delle elevate emissioni dei trasporti a lunga distanza.
La pesca operata vicino alle coste è quella in grado di fornire cibo a basso impatto climatico. Questo non significa necessariamente che tutti debbano mangiare sardine, lo studio fa riflettere sui piani per un sistema alimentare sostenibile e dare priorità ai sistemi che producono gli alimenti più nutrienti e meno dannosi per l’ambiente.
Dobbiamo seguire una dieta a basse emissioni di carbonio, individualmente e come popolazione – è il suggerimento di Dave Love, ricercatore presso il Johns Hopkins Center per un futuro vivibile. Possiamo coinvolgere tutti gli altri elementi: il settore energetico, il settore edile, i trasporti, ma se non lavoriamo con il cibo, non raggiungeremo i nostri obiettivi climatici – sottolinea Love.
Poiché il sistema alimentare globale è costretto ad adattarsi alle nuove realtà climatiche, riconoscere che non tutti i pesci hanno lo stesso valore nutritivo o impatto ambientale può aiutare i responsabili politici, i produttori alimentari e i consumatori a prendere decisioni migliori per un futuro più nutriente e sostenibile.
Quanto sono sostenibili i nostri prodotti ittici?