Il consumo di cozze, in Italia e all’estero è notevole e, solo in Italia, si contano oltre 200 imprese dedicate alla loro coltivazione. Se, agli albori di questa attività, era la Puglia a giocare un ruolo preminente oggi la miticoltura è diffusa praticamente in tutte le regioni affacciate sui mari italiani.
Questa attività è, ovviamente, regolamentata e deve sottostare a precise regole igienico-sanitarie sancite da norme e regolamenti, emanati all’inizio degli anni ’70 a seguito di alcuni casi di colera che, per un certo periodo, contrassero il concumo nazionale di cozze.
Le norme (la legge 192 del 199 , regolamenti comunitari e circolari ministeriali che si sono succeduti negli anni) hanno introdotto diverse prescrizioni di carattere igienico-sanitario che regolano la produzione e commercializzazione delle cozze.
Le zone di coltivazione sono state, dapprima classificate in base ai requisiti microbiologici previsti per i molluschi. Nelle zone di Classe A le cozze prodotte (e i molluschi in generale) possono essere commercializzate direttamente, mentre i molluschi prodotti nelle acque di Classe B devono transitare in centri di stabulazione in cui restano per un tempo stabilito che consenta loro di rientrare nei parametri previsti per la commercializzazione e il consumo.
Tecno Impianti International Srl
Questi centri sono dotati di impianti di depurazione per cozze che, grazie all’immersione dei molluschi in acque opportunamente depurate, subiscono un processo di sanificazione che ne abbatte la carica batterica, consentendo il consumo dei mitili senza alcun rischio.