Biologici, a Km zero, tracciabili: tutti concetti divenuti grida di battaglia per un movimento globale che guarda alla sostenibilità alimentare. Anche l’industria della pesca ha risposto a questo crescente interesse per quanto riguarda il modo in cui il cibo che mangiamo colpisce la Terra e gli Oceani.
Leggi più severe contro la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata, tecnologie idonee a tracciare le catene di approvvigionamento di pesce, appaiono tra le varie iniziative intraprese a livello globale, che però si scontrano con l’apatia dei consumatori.
Secondo un nuovo studio condotto dai ricercatori della Vancouver Island University e North Carolina’s Duke University, quando le persone scelgono di acquistare pesce, il fattore di cui esse hanno meno cura è la percezione della sostenibilità. Si tratta di una rivelazione inquietante dato che l’industria della pesca moderna e il futuro del pesce selvatico sono in pericolo: un rapporto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) stima che fino all’85% del pesce selvatico mondiale è sovrasfruttato o esaurito. Tuttavia, per gli acquirenti di pesce in British Columbia, i fattori più importanti che influenzano le decisioni d’acquisto sono gli attributi dell’alimento percepiti attraverso i sensi, il suo sapore, l’odore e la consistenza delle carni e per finire il prezzo. Seguono, in ordine di importanza, se il pesce sia allevato o selvatico, se è locale o no, le diverse percezioni sui benefici e i rischi sulla salute, e poi, alla fine della lista, la sostenibilità.
Nel corso della ricerca si è tenuto conto dei dati demografici; le risposte dei consumatori variano a seconda delle loro conoscenze ed esperienze precedenti con prodotti ittici, nonché della loro età, genere, cultura e reddito.
Senza pressioni derivanti dalle richieste dei consumatori, la motivazione per l’industria a cambiare è limitata.
Uno dei punti di forza emersi dallo studio è che termini come “sostenibilità”, “locali” e “d’allevamento” sono risultati comuni e quindi aperti all’interpretazione. E, dicono gli scienziati, le questioni dell’allevamento rispetto al selvaggio o locale contro l’importato – che sono classificate più in alto nell’elenco di importanza – sono legate, secondo la maggior parte delle persone, al concetto di sostenibilità.
Timothy Fitzgerald, dell’organizzazione Environmental Defense Fund’s Fishery Solutions Center, afferma che le definizioni sono incoerenti in tutto il settore della pesca e, a suo parere, questa è una delle sfide più importanti per creare un’industria di pesca sostenibile. “La maggioranza dei consumatori non sa realmente cosa si intende con il termine sostenibilità”, ha affermato.
Grant Murray, uno degli autori dello studio, riconosce che spesso la comunicazione intorno al settore ittico può confondere i consumatori.
Ad esempio, lo studio rileva che la maggior parte degli intervistati riconosce l’acquacoltura come l’alternativa per soddisfare l’appetito crescente del mondo per le proteine, per eliminare la pressione di pesca sugli stock selvatici e fornire occupazione alle comunità costiere. Tuttavia l’acquacoltura può danneggiare l’ecosistema e rappresentare un rischio per la salute umana tramite contaminanti utilizzati nell’alimentazione dei pesci. Inoltre, diverse organizzazioni a difesa del consumatore sottolineano diversi aspetti, portando a rispondere in modo conflittuale alla domanda: “È sostenibile il pesce d’allevamento?”
Tim O’Shea, fondatore di CleanFish, afferma che l’industria della pesca beneficia di questa confusione. “L’industria ittica ha lasciato al consumatore la possibilità di conoscere il meno possibile su ciò che mangia”. Forse questa complessità di informazioni intorno a ciò che è sostenibile spegne l’interesse di potenziali consumatori di pesci o forse semplicemente crea apatia.
Ma per coloro che si interessano alla sostenibilità del pesce che consumano, i risultati dell’indagine suggeriscono che potrebbe essere preso in considerazione un cambiamento di rotta della comunicazione. Come hanno rilevato i ricercatori, i sostenitori di un consumo di pesce sostenibile considerano positiva una comunicazione incentrata sul concetto di sostenibilità all’interno di campagne informative che evidenziano altri fattori che determinano il consumo, come il gusto, il prezzo e la salute.