Il Consiglio per la pesca ha raggiunto un accordo sulle possibilità di pesca nell’Atlantico, nel Mare del Nord, nel Mediterraneo e nel Mar Nero per il 2021 e per gli stock di acque profonde per il 2021 e il 2022. I limiti di cattura sono fissati sullo sfondo dell’incertezza che circonda la Brexit e il COVID-19, per il quale quest’anno e il prossimo saranno uno dei periodi più difficili per i pescatori dell’UE. Nonostante gli sforzi del Consiglio per mitigare la proposta prevalentemente austera della Commissione europea, l’industria della pesca è ancora lasciata con numerose riduzioni delle quote e misure restrittive adottate riguardo alle specie chiave per il sostentamento di molti pescatori e donne del settore.
Per quanto riguarda il Mar Mediterraneo, il settore sperava che i negoziati Agrifish si concludessero in modo da garantire condizioni favorevoli ed equilibrio, visti i già positivi risultati dei recenti piani di gestione in atto come dimostrato dall’ultima valutazione del rapporto FAO State of Mediterranean and Black Sea Fisheries e la crisi pandemica affrontata dal settore. Tuttavia, i miglioramenti costanti non sono stati ritenuti sufficienti e il Consiglio ha convenuto che il Mediterraneo occidentale limitasse ulteriormente lo sforzo di pesca con un ulteriore 7,5% in aggiunta al 10% esistente. Secondo Europêche, è essenziale non rinunciare alla redditività socioeconomica dei pescatori quando ci si concentra sulla sostenibilità ambientale. Europêche ritiene che il Consiglio non sia riuscito a raggiungere questo equilibrio.
“Il settore può affermare con orgoglio che anche un numero maggiore di stock ittici nel 2021 sarà pescato al rendimento massimo sostenibile (MSY), il che significa che le navi dell’UE stanno catturando solo la giusta quantità di pesce che garantirebbe la rigenerazione del scorte. Ci rammarichiamo tuttavia della mancanza di un approccio equilibrato da parte dei responsabili politici dell’UE in relazione alla sostenibilità sociale ed economica della flotta, soprattutto alla luce delle pressioni straordinarie che il settore deve affrontare e di politiche impraticabili come l’obbligo di sbarco”, ha affermato Daniel Voces, amministratore delegato di Europêche.