Alcuni ricercatori dell’Università di Napoli Federico II hanno pubblicato un lavoro sugli effetti della cocaina sulle anguille (Capaldo A. e altri, 2018), poichè, come afferma Anna Capaldo, biologa e autrice dello studio, “Molti studi hanno mostrato elevate concentrazioni di droghe e dei loro metaboliti nelle acque dei fiumi di tutto il mondo, soprattutto in quelle vicino alle grandi metropoli”.
La stessa scelta della specie da usare non è stata casuale, infatti, Anna Capaldo ha spiegato: “Abbiamo scelto le anguille perché sono considerate in pericolo di estinzione e per il fatto che sono pesci molti grassi, il che favorisce l’accumulazione delle sostanze. Questi animali affrontano migrazioni anche di 6mila chilometri, che richiedono riserve di energia e muscoli in perfetta salute per essere completate”.
Per capire gli effetti della droga sugli esemplari, i ricercatori hanno immerso le anguille per 50 giorni consecutivi in acque contenenti basse concentrazioni di cocaina (20 milionesimi di milligrammo per litro), pari alla quantità riscontrata, ad esempio, nel Tamigi. In questo periodo, le anguille mostravano un comportamento iperattivo, ma sembravano avere lo stesso stato di salute del gruppo di controllo, tuttavia delle analisi più approfondite hanno dimostrato un accumulo della sostanza nelle branchie, nella pelle, nel cervello e nei muscoli. Questa situazione è rimasta inalterata anche dopo 10 giorni di riabilitazione in acqua non contaminata, infatti, Anna Capaldo spiega: “Abbiamo osservato che tutte le principali funzioni di questi animali venivano alterate”. I ricercatori, poi, hanno anche rilevato un aumentato livello di cortisolo, un ormone dello stress che induce il consumo di grasso (fondamentale per le anguille durante la migrazione al Mar dei Sargassi per la riproduzione), e lesioni ai muscoli che comprometterebbero il nuoto dei pesci.
Anna Capaldo, inoltre, aggiunge: “Bisogna pensare che sono presenti anche molte altre sostanze pericolose, da altri stupefacenti a farmaci a metalli e l’effetto combinato è da valutare, cosa che vorremmo fare in uno studio successivo”. Per quanto riguarda il rischio alimentare per l’uomo, la ricercatrice spiega: “Abbiamo visto che c’è una certa bioaccumulazione nel muscolo, che è la parte che mangiamo. Non sappiamo però cosa succede quando l’animale muore, e l’effetto che ha la cottura. Anche qui servono altre ricerche”.
Luna Lorito
Bibliografia: Capaldo A., Gay F., Lepretti M., Paolella G., Martucciello S., Lionetti L., Caputo I., Laforgia V. (2018). Effects of environmental cocaine concentrations on the skeletal muscle of the European eel (Anguilla anguilla). Science of the Total Environment, (4), 640-641:862-873.