Un gruppo di ricerca giapponese ha utilizzato una nuova tecnologia che identifica più specie di pesci che popolano le aree locali, analizzando campioni di DNA prelevati da acqua di mare, e dimostrato che questo metodo è preciso e più efficace della osservazione visiva.
Questa ricerca è stata effettuata nell’ambito del Japan Science and Technology Strategic Basic Research Programs
Fino a poco tempo, le indagini marine di specie ittiche richiedevano i metodi di immersioni o catture per classificare i pesci in base all’apparenza. Oltre a richiedere molta manodopera, questi metodi necessitano anche di conoscenze specialistiche per la classificazione del pesce.
Il nuovo metodo allo studio è invece in grado di rilevare simultaneamente molteplici specie. Questo metodo identifica le specie ittiche, attraverso la raccolta e l’analisi del DNA liberato dai pesci in acqua di mare (DNA ambientale).
Il gruppo di ricerca ha utilizzato il metodo DNA metabarcoding nella baia di Maizuru, prefettura di Kyoto. Dopo un solo giorno di indagini sul campo sono stati in grado di rilevare 128 specie di pesci dai campioni di acqua di mare. Oltre il 60 per cento delle specie osservate nel corso di 140 rilevazioni visive effettuate ne corso di 14 anni sono state incluse in queste 128 varietà.
Sono inoltre state rilevate specie di pesci che non potevano essere confermate dalla osservazione visiva. I ricercatori ritengono che questo metodo è la prima volta in grado di rilevare alcune varietà di larve di pesci che sono difficili da individuare attraverso l’osservazione visiva.
Questo metodo ha potenziali applicazioni per il monitoraggio dell’invasione di specie alloctone, indagini della distribuzione di pesce in espansione, e l’uso in aree difficilmente accessibili, come le grandi profondità marine, i laghi sotterranei, le acque inquinate pericolose, e le aree protette in cui la raccolta di campioni è vietata .