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Pesca nel Mediterraneo, senza garanzie certe manca il futuro

Scognamiglio: "I Piani di Gestione, studiati per la ricostituzione degli stock e basati essenzialmente su sempre più prolungati periodi di riposo, risultano inadeguati alla salvaguardia economica del settore"

Redazione by Redazione
8 Febbraio 2022
in In evidenza
Pesca nel Mediterraneo, senza garanzie certe manca il futuro 

Pesca nel Mediterraneo, senza garanzie certe manca il futuro 

Pesca nel Mediterraneo, senza garanzie certe manca il futuro – Il lavoro dei pescatori, “spesso rischioso e duro” va valorizzato, sostenendo i loro diritti e le loro “legittime aspirazioni”, perché non perdano “la speranza di fronte agli inconvenienti e alle incertezze” e non si sentano tentati “dal desiderio di un lavoro sicuro sulla terra ferma”. Papa Francesco.

Dunque, se la pesca nel Mediterraneo vive una fase acuta di crisi strutturale dovuta alla diminuzione delle risorse, è chiaro che doveroso compito della Commissione Europea è quello di elaborare misure di gestione che siano in grado di tutelare gli stock ittici. Le tematiche ecologiche sono di estrema attualità, ma i provvedimenti unionali devono tenere in debito conto anche quelli che sono gli equilibri economici e sociali che permettono la sopravvivenza di un intero settore. Questi, in sostanza, i concetti essenziali ribaditi dalle parti sociali ( ETF, Europeche e Copa-Cogeca ) durante la riunione del Comitato di Dialogo Sociale per la Pesca Marittima, che si è tenuta il 2 febbraio ultimo scorso.

È pesata, durante il summit, l’assenza di funzionari della DG MARE: il confronto e la concertazione tra tutti gli attori che contribuiscono al processo legislativo, non solo rispondono ai più genuini principi democratici, ma oggi più che mai risultano assolutamente necessari per l’elaborazione di una equilibrata politica di gestione.

L’attenzione dell’Europa è completamente sbilanciata a favore di una pesca ecologicamente sostenibile in grado si assicurare la tutela e la ricostituzione degli stock ittici mediterranei: ne sono testimonianza le drastiche misure restrittive applicate in maniera progressiva e inesorabile alla pesca praticata soprattutto nella parte occidentale del bacino. Proprio a causa di una regolamentazione europea sempre più severa, si registrano livelli occupazionali minimi, indice di una sostenibilità economica e sociale ai minimi storici.

“È allarme per le comunità di pescatori costieri del Mar Mediterraneo. Urgono interventi che non si traducano in mere restrizioni ma che incidano in maniera mirata sulle dinamiche economiche e sociali delle comunità costiere in difficoltà”, a sostenerlo Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale UNCI Agroalimentare.

“I Piani di Gestione, studiati per la ricostituzione degli stock e basati essenzialmente su sempre più prolungati periodi di riposo, risultano inadeguati alla salvaguardia economica del settore. La ricerca e il monitoraggio ecologico supportano gli equilibri ambientali, così come vuole la PCP; ma non dimentichiamo che quest’ultima mira anche alla tutela della risorsa umana promuovendone la sostenibilità economica”, prosegue Scognamiglio.

“Ai pescatori del Mediterraneo va assicurato il futuro e per vivere hanno bisogno di pescare. A tal proposito, ritengo che le considerazioni da fare e le proposte da elaborare siano di ampio raggio. Più che nuove restrizioni temporali e spaziali, mi sento di sottolineare l’importanza di promuovere iniziative che, servendosi delle tecnologie più moderne, siano in grado di verificare lo stato delle biomasse e quindi le potenzialità reali delle specie; delineato lo stato dello sforzo di pesca si potrebbe definire con approssimazione minima il suo grado di incidenza sulle risorse; si potrebbero monitorare costantemente le catture bersaglio e i rigetti. Ritengo necessario lo studio di altre dinamiche, non legate direttamente alla pesca, che incidono sullo stato della risorsa così da elaborare piani di sviluppo economico in grado di incentivare la diversificazione delle attività degli operatori”, continua il presidente nazionale UNCI Agroalimentare.

“Occorrerebbe, a mio parere, anche curare meglio alcuni aspetti politico/diplomatici. Non di secondaria importanza infatti sono gli accordi bilaterali e i protocolli d’ intesa tra gli Stati dell’Unione e i paesi extracomunitari che si affacciano e pescano nel Mediterraneo, i quali spesso non sono sottoposti nè alle stesse norme nè tantomeno alle stesse restrizioni. Ci auguriamo dunque che la riunione del Comitato di Dialogo Sociale per la Pesca Marittima sia solo l’inizio di un nuovo dialogo tra parti sociali, istituzioni europee e nazionali: un dialogo che possa salvare la pesca e i pescatori del Mediterraneo”, conclude Gennaro Scognamiglio.

Tags: pesca nel Mediterraneopiani di gestione
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