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Più lavoro, meno pesce. La quantità del pescato è diminuita dal 1950

Secondo una ricerca la quantità di pesce catturato per lo sforzo speso è sceso a un quinto di quello che era nel 1950

Mariella Ballatore by Mariella Ballatore
8 Luglio 2019
in Sostenibilità
Più lavoro, meno pesce. La quantità del pescato è diminuita dal 1950

Dagli anni ’50 le flotte pescherecce globali sono aumentate in termini di dimensioni e potenza ma, secondo i risultati di una recente ricerca, ci vorranno sempre più sforzi per catturare meno pesce.

Mentre la riduzione dello sforzo di pesca nel complesso potrebbe portare a maggiori catture con meno lavoro, il raggiungimento di tale obiettivo non è un compito semplice.

Tra il 1950 e il 2015, il numero di navi che solcano le acque del mondo è raddoppiato da 1,7 milioni a 3,7 milioni, contestualmente la potenza del motore di tutte le navi è aumentata da 25 GW a 145 GW, con un numero drasticamente crescente di navi motorizzate.

Secondo un recente studio la quantità di pesce catturato per lo sforzo speso – lo sforzo di cattura per unità – è sceso nella maggior parte dei paesi a un quinto di quello che era nel 1950. Se la tendenza proseguirà così, alla flotta attuale si potrebbe aggiungere un milione di navi motorizzate entro il 2050.

“La pesca artigianale, o su piccola scala, è sempre stata considerata poco impattante a livello mondiale, ma questo impatto è stato ampiamente sottovalutato fino ad ora, e ha giocato un importante ruolo nello stress che abbiamo esercitato sul mare”, ha detto Yannick Rousseau,uno tra gli autori dello studio e ricercatore di dottorato presso l’Institute for Marine and Antarctic Studies presso l’Università della Tasmania.

Se le flotte da pesca globali dovessero ridurre la pressione sugli stock ittici pescando meno, sarebbero in grado di catturare di più con sforzi minori. Ma in realtà andare verso questa direzione  non è così semplice.

Secondo Jack Whalen, direttore del programma per le attività di pesca su piccola scala nel Sustainable Fisheries Partnership, le pressioni sugli stock ittici possono provenire da una serie di fonti: troppi pescatori, pesca eccessiva, zona di pesca a rischio, attrezzatura sbagliata.

Le soluzioni per ridurre la pressione di pesca variano da un tipo di una pesca all’altra, ma per molti pescatori artigianali, restrizioni più severe possono rivelarsi difficili. I pescatori sanno che la situazione nel settore della pesca è disastrosa, ma le loro condizioni economiche spesso sono talmente al limite da non poter superare periodi di crisi durante il passaggio a pratiche più sostenibili a lungo termine.

“Se sei economicamente vulnerabile, anche una riduzione dei guadagni per un periodo relativamente breve potrebbe avere conseguenze devastanti per te, la tua famiglia e la comunità. Non hai le risorse finanziarie per superare la tempesta”, sostiene Whalen.

Anche i pescherecci industriali stanno avendo un forte impatto sulla risorsa e la loro efficienza sta calando. Secondo uno studio pubblicato su Science Advances,  le flotte industriali di distanza che viaggiano verso le zone di pesca sono raddoppiate dal 1950, ma catturano solo un terzo di quanto usato per chilometro percorso.

Lo studio ha rilevato che un piccolo numero di paesi – Taiwan, Corea del Sud, Spagna e Cina – sovvenzionano i costi di carburante per le loro flotte, e hanno contribuito all’aumento della zona di pesca totale degli oceani del mondo dal 60% a 90 percento.

“Negli ultimi 65 anni, questi Paesi hanno sovvenzionato la creazione di grandi flotte che sono state spedite in alto mare, e anche nelle zone economiche esclusive dei paesi in via di sviluppo, fattore che ha inciso sulla sostenibilità della pesca a livello globale”, ha dichiarato David Tickler, altro autore dello studio e dottorando presso l’Oceans Institute della University of Western Australia.

Tickler ha osservato che sia le flotte industriali che quelle artigianali possono causare la pesca eccessiva concentrandosi sui guadagni a breve termine piuttosto che sulla sostenibilità a lungo termine.

Le soluzioni per entrambi i gruppi sono diverse, sostiene Tickler.  “I pescatori industriali devono essere meglio regolamentati e occorre prendere decisioni severe sull’eccesso di capacità”, ha affermato Tickler. “Nel caso artigianale, è necessario intervenire per sostenere i pescatori nel prendere decisioni nei loro interessi a lungo termine e rompere così il circolo vizioso. “

Tags: pescesettore ittico
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Mariella Ballatore

Co-founder e Direttrice di redazione. Pubblicista dal 2006 racconta il mondo da oltre un trentennio attraverso giornali, televisione e radio. Come conoscitrice del settore pesca e acquacoltura è stata più volte invitata a moderare e relazionare in convegni organizzati tra gli altri dalla Conferenza Episcopale Italiana – Ufficio nazionale dell’Apostolato del Mare, AquaFarm, Blue Sea Land.

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