Visti dall’esterno i ricci di mare sembrano tutt’altro che gustosi. Ma una volta rotto il guscio spinoso, al suo interno si trova una prelibatezza molto ambita dagli amanti del sushi e da molti chef sperimentali. Poiché la domanda di ricci continua ad aumentare, la cattura di questa specie è diminuita a causa della pesca eccessiva.
In alcuni luoghi come l’Australia, la Norvegia e la California, la combinazione tra la pesca eccessiva esercitata dai predatori di ricci e il riscaldamento delle acque ha dato origine alla desertificazione degli habitat naturali dei ricci ma essenziali anche per una miriade di altre specie, tra cui alcune di importanza commerciale.
Da questa situazione, Brian Tsuyoshi Takeda coglie l’occasione per ideare un sistema che unisce la conservazione e l’acquacoltura.
Lanciato da Takeda, Urchinomicss è essenzialmente una forma di ‘allevamento’, con un tocco di conservazione.
I ricci di allevamento hanno bisogno di molto poco in termini di apparecchiature ad alta tecnologia, ma è indispensabile che gli alimenti di cui si nutrono siano di buona qualità. Sviluppato da Nofima, l’alimentazione è costituita principalmente da alghe e circa il 10 per cento di farina di pesce.
Kjell Åge Rognli, Business Development Manager di Nofima spiega che la farina di pesce è una comprovata fonte di proteine necessarie per garantire una rapida crescita e la sopravvivenza dei ricci di mare di allevamento.
Brian Tsuyoshi Takeda sottolinea inoltre che la farina di pesce norvegese è creata da sottoprodotti di pesca certificati MSC. “Dopo che il filetto viene tagliato”, dice Takeda ” rimangono testa, code, petti e le lische che vengono trasformati in farina di pesce”.
Sia Rognli che Takeda sperano di sostituire a breve, la farina di pesce con proteine alternative, come la farina derivata da insetti o piante.
Gli obiettivi di sostenibilità Urchinomics si basano anche sulla garanzia che, a lungo andare, gli stock di ricci non risultino più sovrasfruttati.
“Siamo in grado di lavorare entro i regolamenti e le quote esistenti, attingendo solo ai ricci dalla TAC corrente (totale ammissibile di catture)” dice Takeda .
“Dovremmo essere in grado di aumentare la capacità degli ecosistemi costieri di produrre più cibo e aiutare a nutrire i 9 miliardi di persone che ci aspettiamo su questo pianeta entro il 2050 e tutto mentre si va verso il raggiungimento dei profitti commerciali e la creazione di posti di lavoro nelle zone costiere.”