Il rigetto in mare consiste nel restituire al mare le catture indesiderate (vive o morte), perché sono troppo piccole o non rientrano nel contingente, o a causa di alcune norme riguardanti la composizione delle catture. La nuova PCP abolisce la dannosa pratica del rigetto in mare e
introduce l’obbligo di sbarco. L’obiettivo è rendere la pesca più selettiva e fornire dati più affidabili sulle catture. Per permettere ai pescatori di adattarsi a questo cambiamento, l’obbligo di sbarco sarà introdotto gradualmente tra il 2015 e il 2019 per tutti i tipi di pesca commerciale (specie alle quali si applicano i TAC o le taglie minime) nelle acque europee.
Tutte le catture dovranno essere conservate a bordo, sbarcate e imputate ai rispettivi contingenti. I pesci sotto taglia non potranno essere commercializzati ai fini del consumo umano.
L’obbligo di sbarco sarà applicato in base al tipo di pesca. Le disposizioni dettagliate riguardanti l’attuazione dell’obbligo figureranno nei piani pluriennali, o in alternativa, nei piani specifici sul rigetto in mare. Tali disposizioni stabiliscono le specie interessate, le norme sulla documentazione delle catture, le taglie minime di riferimento per la conservazione e le esenzioni (per i pesci che potrebbero sopravvivere una volta gettati in mare e una quota de minimis per i rigetti a determinate condizioni). La gestione delle quote diventerà inoltre più flessibile per agevolare l’obbligo di sbarco.
(Commissione Europea)